Respinto il ricorso della procura di Torino sui fatti del maggio 2013 a carico di quattro attivisti. Confermate le condanne a tre anni e sei mesi per i reati di danneggiamento, detenzione e porto di molotov e resistenza a pubblico ufficiale
“Non fu terrorismo” la protesta dei No Tav in Val di Susa. Lo ha definitivamente deciso la Corte di Cassazione respingendo il ricorso della Procura di Torino, che insisteva nel sostenere questa accusa nei confronti di quattro attivisti, Claudio Alberti, Niccolò Blasi, Chiara Zenobi e Mattia Zanotti, che avevano partecipato partecipato all’attacco del 14 maggio 2013 contro il cantiere di Chiomonte lanciando delle molotov. Per i quattro è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi per i reati di danneggiamento, detenzione e porto di molotov e resistenza a pubblico ufficiale.
La Cassazione ha confermato quanto già stabilito in primo grado e poi in appello il 21 dicembre 2015, quando gli imputati erano stati assolti dall’accusa di terrorismo. Tra l’altro la Cassazione aveva allo stesso modo respinto un ricorso identico della Procura di Torino, sempre sui fatti del maggio 2013, a carico di tre anarchici condannati in primo grado. Negli anni il cantiere di Chiomonte è stato spesso oggetto di proteste e attacchi dei No Tav, gli attivisti contrari alla costruzione dell’Alta Velocità Torino-Lione. L’assalto della notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013 si concluse in brevissimo tempo con il danneggiamento di un compressore, senza feriti. I lavori per il sondaggio geodetico furono interrotti per mezz’ora. I quattro imputati non hanno fatto ricorso contro la condanna e hanno già scontato quasi tutta la pena ai domiciliari. Ad oggi resta loro solo qualche mese.