La battaglia sull'impianto diventa centrale: da una parte le rassicurazioni di giunta M5s e Aamps che parlano di possibile chiusura tra il 2021 e il 2023, dall'altra forze d'opposizione e comitati. Il sindaco garantisce: "Nel piano che voteremo in consiglio previsti fondi di accantonamento per il ripristino ambientale, eccola la carta"
L’inceneritore di Livorno è destinato a chiudere, assicura il sindaco Filippo Nogarin. Mettilo in qualche atto concreto e basta annunci, rispondono opposizioni e comitati ambientalisti. Come a Parma, la battaglia sull’inceneritore diventa centrale anche a Livorno: da una parte le rassicurazioni della giunta M5s e della partecipata dei rifiuti Aamps che garantiscono che il percorso è ormai segnato e porterà alla chiusura dell’impianto (comunque non prima del 2021); dall’altra lo scetticismo delle opposizioni, in particolare quelle degli ex M5s. Il consiglio comunale si prepara a votare il piano di Aamps in cui si parla di accantonamento di fondi per il “ripristino ambientale”, che – dice Nogarin – significa appunto il superamento dell’inceneritore.
Nogarin sul blog di Beppe Grillo aveva ribadito la volontà di arrivare allo spegnimento, parlando di “operazione pratino”. Ora rilancia: “Qualcuno ancora non ci crede, ma i soldi per spegnerlo li stiamo mettendo da parte davvero”. Su facebook pubblica anche un estratto del piano tecnico finanziario di Aamps nel quale si prevede l’accantonamento di fondi (circa 3,9 milioni tra il 2017 e il 2019) “per il ripristino ambientale“. Secondo il presidente di Aamps Federico Castelnuovo serviranno in tutto 7 milioni di euro per bonificare l’area: “Per riuscire a accantonare questa somma dovremo aspettare al massimo il 2023. I conti dell’azienda stanno però migliorando: l’obiettivo potrebbe dunque esser centrato in anticipo”. Aamps, per mesi al centro di polemiche, ha recentemente ricevuto l’ok del tribunale fallimentare sul piano di concordato: “Abbiamo vinto, l’azienda è salva” aveva esultato Nogarin.
“L’inceneritore chiude”. Ma non prima del 2021
Castelnuovo parla di 2023 al massimo, di sicuro lo spegnimento non sarà possibile prima della fine del piano di concordato, fissato al 2021: “Stiamo lavorando per centrare l’obiettivo” sottolineò al Fq.it l’assessore al bilancio Gianni Lemmetti. In precedenza, a fine 2015, il sindaco aveva dichiarato al Tirreno di voler chiudere l’impianto “pochi giorni prima della fine del mandato”, cioè a metà 2019, mentre nello stesso periodo, in un’intervista a Otto e mezzo, su La7, si era portato un po’ avanti: “A Livorno abbiamo bloccato il più grande inceneritore della Toscana”.
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Gli ex M5s: “Incenerimento a oltranza”
A puntare il dito contro il Ptf è tra gli altri il consigliere comunale Marco Valiani (Livorno Bene Comune, opposizione, ex M5s). Nel mirino la percentuale di rifiuti destinati all’inceneritore provenienti dal resto della Toscana: “E’ il Ptf dell’incenerimento a oltranza“. Fu lo stesso Nogarin a luglio a dichiarare che “oggi l’inceneritore brucia 78mila tonnellate di rifiuti l’anno: 53mila vengono da Livorno, le altre dal resto della Toscana” ribadendo che nel 2021 “la percentuale verrà ribaltata”.
Ma su facebook interviene anche Alessandro Mazzacca, altro ex grillino ora all’opposizione con “Livorno libera“: “Livorno ha l’inceneritore di proprietà e può spegnerlo. Non basta prometterlo a parole, non basta contrastare a parole le politiche dei rifiuti di chi ha voluto fare di Livorno la pattumiera della Toscana se poi, nei fatti, queste politiche le agevoli, facendo bruciare a Livorno tutti i rifiuti dell’Ato. C’è una grandissima contraddizione tra parole e fatti”. All’attacco anche l’ex consigliere Idv Andrea Romano, ora esponente di Resistere! Azione civica: “Sindaco, che problema hai a scrivere nel piano Aamps che l’inceneritore verrà spento, oltre a scriverlo su facebook? Mettilo in un atto ufficiale e ti crederò“.
Nogarin: “Eccoli qui i fondi: carta canta”
Nogarin ha spiegato il piano su facebook. In un estratto del Ptf si legge che “i risparmi previsti a oggi rispetto al piano industriale sono stati imputati al costo del servizio come accantonamento al fondo di ripristino ambientale, per tener conto dei futuri oneri che si genereranno al momento della dismissione degli impianti come previsto dalle linee guida del Mef e dai principi contabili di redazione del bilancio”. Per il 2017 l’accantonamento è pari a 656mila euro mentre per
Aamps: “Le premesse per il piano del sindaco ci sono”
IlFatto.it ha interpellato il presidente di Aamps Castelnuovo: “Nel Ptf c’è un accantonamento significativo per la dismissione dell’impianto e il ripristino ambientale. Quando il fondo sarà pieno da poter sostenere i costi della rimessa a condizione del terreno su cui incide l’impianto, la politica potrà fare le sue scelte, senza dover impegnare denaro”. Il manager afferma poi che “la tariffa prevista nel Ptf 2017 è la stessa del 2016, con la differenza però che il costo del servizio è più basso e dunque si è potuto accantonare oltre 600mila euro”. Castelnuovo spiega inoltre che l’accantonamento “è stato tarato in forma contabile ragionata sulla base di alcune autorizzazioni in scadenza al 2023”. Proprio nel 2023 “l’impianto potrebbe infatti aver bisogno di significativi interventi di manutenzione o revamping e dunque si potrebbe decidere di chiuderlo”. La soglia sembra quindi spostarsi di altri due anni, al 2023. Ma i tempi per arrivare allo spegnimento potrebbero essere più corti, secondo i vertici Aamps: “I conti stanno migliorando, dunque si potrebbe verosimilmente prevedere un’accelerata con un conseguente accorciamento dei tempi. I presupposti per arrivare a mantenere la promessa del sindaco ci sono”.