Dodici segnalazioni su operazioni sospette di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo. Sono quelle formalizzate tra il 31 marzo 2014 e il 19 gennaio 2017 dal comune di Milano alla Uif, Unità Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. In totale le segnalazioni del capoluogo lombardo riguardano 1.954 operazioni economiche che riguardano 119 soggetti giuridici e 102 persone fisiche. Tra queste ultime ci sono 17 cittadini stranieri di cui 14 sono originari di cinque Paesi considerati ad alto rischio in relazione al finanziamento del terrorismo di matrice islamica. Ad estendere anche alle amministrazioni comunali l’obbligo di inviare segnalazioni sulle operazioni sospette è il decreto anti riciclaggio.
I dati sul monitoraggio del capoluogo lombardo sono stati presentati in commissione Antimafia nazionale. A fornirli l’assessore al bilancio Roberto Tasca e il presidente della commissione antimafia milanese David Gentili. La movimentazione complessiva di capitali riconducibile alle 1.954 operazioni segnalate ha un valore calcolato in non meno di 180,4 milioni di euro. Delle 119 società segnalate 5 sono risultate radicate in paesi esteri considerati paradisi fiscali.
“Milano prima e per ora unica grande città ad applicare la legge 231/2007, ha creato un ufficio di lotta al riciclaggio ed ha individuato 53 responsabili nelle diverse aree e settori della pubblica amministrazione, li ha formati, tutto questo a tutela della sana e libera concorrenza nel proprio territorio”, ha spiegato Gentili a Palazzo San Macuto. Questo sforzo però – avverte sempre Gentili – “potrebbe essere vanificato in larga parte” se il testo di modifica della normativa rimarrà quello inviato dal governo alle commissioni Finanze e Giustizia di Camera e Senato. In base a quel testo, “permarrà l’obbligo di segnalazione – ha continuato Gentili – ma verrà drasticamente ridotto l’ambito di competenza delle pubbliche amministrazioni”.
È il caso delle segnalazioni sugli esercizi pubblici. “Non saranno più possibili – dice sempre il consigliere comunale – come quelle che provengono dall’attività di lotta all’evasione che l’amministrazione svolge in convenzione con l’Agenzia delle Entrate”. Inoltre la modifica del decreto introduce la “ritardata segnalazione di operazione sospetta”, che prevede una sanzione pecuniaria nel momento in cui la segnalazione non sia stata effettuata da parte dell’amministrazione entro 30 giorni dal compimento dell’operazione sospetta. “Questo ci porterebbe a segnalare ogni operazione – ha concluso l’assessore Tasca – Trenta giorni sono troppi pochi per identificare le operazioni sospette e noi non siamo centometristi. Così c’è il rischio di una paralisi del sistema”.