Una potenziale bomba energetica a pochi passi dal centro storico di Chioggia. Un deposito costiero di gas liquido nella Laguna di Venezia, potenziale rischio per l’incolumità collettiva. Da ambientale, il bubbone del deposito della Socogas è diventato giudiziario. Il procuratore reggente di Venezia, Adelchi d’Ippolito, ha infatti costituito un “pool” di pubblici ministeri che dovrà occuparsi della complessa vicenda che riguarda l’impianto di Punta Colombi, in val da Rio. A dare il via all’inchiesta una serie di esposti presentati sia da gruppi di ambientalisti che da privati cittadini di Chioggia. Fino a due giorni fa i fascicoli aperti erano tre, adesso sono stati unificati in un’unica indagine, senza alcun nome di indagato, ma a carico di ignoti.
Sotto la lente ci sono tre delicati risvolti legati all’impianto. Innanzitutto la sua pericolosità, con un’ipotesi di reato di disastro colposo. C’è poi l’aspetto delle procedure amministrative, ovvero la verifica di eventuali irregolarità nel rilascio di autorizzazioni da parte del ministero delle Infrastrutture; in questo caso il il reato ipotizzato è quello di abuso d’ufficio. Saranno i pm Roberto Terzo, Francesca Crupi e Antonia Sartori a occuparsi di questi primi due filoni. Infine, gli aspetti urbanistici, ovvero la possibile violazione delle norme edilizie, affidati al pm Massimo Michelozzi.
L’impianto si trova a poca distanza dal centro storico di Chioggia, una piccola-Venezia con canali e ponti. E’ stato realizzato dalla società Socogas, mentre il gestore sarà Costa bioenergie. Poco tempo fa Le Iene hanno fatto visita agli uffici di Costa, dove i responsabili hanno adombrato iniziative giudiziarie contro gli organi di informazione che non rappresentino la vera realtà dei fatti. In prima fila nel tentativo di fermare la realizzazione dell’impianto è il sindaco di Chioggia, Alessandro Ferro, che è stato eletto un anno fa per il Movimento 5 stelle. In azione anche il comitato “No Gpl” composto da ambientalisti e cittadini.
Da segnalare un’interpellanza del senatore Felice Casson (Mdp) che sostiene vi siano carenze di certificazione edilizia e quindi chiede ai ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture di procedere a una nuova conferenza di servizi prima di concedere una proroga al cantiere. Sulla stessa linea Roberto Rossi, presidente dei “No Gas”. “E’ il momento di fare pressione su tutte le istituzioni perché chiedano ai ministeri di fermarsi prima di concedere la proroga e di risentire i pareri degli enti coinvolti alla luce di quanto emerso negli ultimi mesi”.
Anche dalla Regione Veneto è venuta la conferma che, dopo l’autorizzazione del Ministero, era necessaria un’autorizzazione edilizia del Comune di Chioggia che non è mai stata emessa. Per questo Antonio Duse, capogruppo cittadino del Pd, si appella al sindaco Ferro: “Tramite i suoi uffici dovrebbe provvedere alla sospensione dei lavori in corso”. L’investimento da 20 milioni di euro servirà a creare un deposito che verrà rifornito via mare. Il gas sarà poi caricato su autobotti per essere distribuito nel territorio, Ma a poche centinaia di metri dal deposito ci sono abitazioni civili.