L'aumento è evidente se confrontato con il 2016, quando in tutto l'anno sono stati registrati 884 casi. Il 90% di tutti i colpiti non era vaccinato, a conferma delle preoccupazioni sul calo delle coperture. Anche l'Oms richiama il nostro Paese: "È tra quelli in cui la malattia è ancora endemica"
Solo nei primi tre mesi del 2017 sono già stati superati in Italia i mille casi di morbillo, a fronte degli 884 registrati in tutto il 2016. La maggiore diffusione della malattia era già stata prevista dagli esperti dopo i picchi registrati a gennaio, quando era stato segnalato un preoccupante aumento di oltre il 230% dei casi. Aumento “in gran parte dovuto al numero crescente di genitori che rifiutano la vaccinazione“, aveva spiegato il ministero della Salute. I nuovi dati non fanno altro che “confermare l’allarme“, ha commentato la titolare del dicastero Beatrice Lorenzin, ribadendo come sia “fondamentale e urgente l’applicazione del nuovo Piano vaccini“.
I dati sono riportati nel primo numero del bollettino settimanale istituito da ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità (Iss), che sottolinea come il 90% di tutti i colpiti non era vaccinato, a conferma delle preoccupazioni degli esperti sul calo delle coperture vaccinali. L’obiettivo del Piano nazionale è proprio fermare l’emorragia di vaccinazioni registrata nel corso degli ultimi anni. Nonostante il Piano di eliminazione del morbillo sia partito già nel 2005, a più di dieci anni di distanza la copertura vaccinale contro la malattia nei bambini a 24 mesi è dell’85,3%, ancora lontana dal 95% che è il valore soglia considerato necessario per raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge“, quindi per fermare la circolazione del virus nella popolazione.
Tant’è che sul fronte morbillo l’Italia è da diverso tempo fra le sorvegliate speciali anche da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Proprio martedì l’ufficio europeo dell’Oms ha ricordato che “i due terzi dei 53 paesi della regione europea hanno già eliminato il morbillo, ma ne rimangono 14 in cui la malattia è endemica. In sette di questi, Romania, Italia, Francia, Germania, Polonia, Svizzera e Ucraina, si è verificata la maggior parte degli oltre 500 casi registrati a gennaio”.
Il bollettino dell’Iss ha censito esattamente 1010 casi fino al 26 marzo. Il documento evidenzia come nel 41% dei casi sia stato necessario un ricovero e nel 14% un accesso al Pronto Soccorso. La complicanza più grave, l’encefalite, è stata registrata solamente nello 0,1% dei casi. Le più frequenti sono risultate diarrea (21,1%) e stomatite (17,3%). La regione dove si sono avuti più casi è il Lazio con 277, seguito da Piemonte (244) e Lombardia (160). L’età media dei pazienti è 27 anni, con il 57% dei casi che si è verificato nella fascia 15-39 anni, mentre il 6% si è avuto nei bambini al di sotto di un anno, ancora troppo piccoli per il vaccino.
In Italia il vaccino contro il morbillo viene somministrato intorno al primo anno di età, con una seconda dose prima di cominciare la scuola a 5 anni, insieme a quello contro parotite e rosolia. È il vaccino trivalente MPR, finito al centro di una vicenda giudiziaria basata sull’ipotesi di un nesso causale con l’insorgere dell’autismo. Dopo una sentenza di primo grado del tribunale di Rimini, che nel 2012 ha riconosciuto questo nesso (tra le proteste della comunità medica e scientifica), in appello i giudici di Bologna hanno annullato questa ipotesi, spiegando nelle motivazioni che “l’apparente assenza di altre cause” per l’insorgere della malattia non poteva bastare per dare la responsabilità alla vaccinazione. Ma, nonostante la verità giudiziaria, l’associazione vaccino Mpr-autismo ha continuato ad animare il dibattito tra favorevoli e contrari ai vaccini.