Mafie

Processo Bruno Caccia, il pentito Ungaro: “La ‘ndrangheta ha venduto biglietti della finale di Champions tra Juve e Barcellona”

Emergono altri particolari sugli interessi delle 'ndrine trapiantate a Torino nella rivendita dei ticket delle partite dei bianconeri. A raccontarli è il collaboratore di giustizia Massimiliano Ungaro, che è stato ascoltato alla corte d’assise di Milano nel processo a Rocco Schirripa per l’omicidio del magistrato avvenuto il 26 giugno 1983

Parte del ricavato del bagarinaggio dei biglietti della finale di Champions League del 2015 a Berlino, dove si giocò la sfida tra Juventus e Barcellona poi vinta dai catalani, andò a un importante uomo della criminalità calabrese a Torino. Emergono altri particolari sugli interessi della ‘ndrangheta trapiantata a Torino nella rivendita dei ticket delle partite della Juventus. A raccontarli è il collaboratore di giustizia Massimiliano Ungaro, che è stato ascoltato alla corte d’assise di Milano nel processo a Rocco Schirripa per l’omicidio del procuratore Bruno Caccia, avvenuto il 26 giugno 1983. Ungaro è stato chiamato a deporre perché ha rivelato che una parte dei soldi ottenuti dalla vendita a prezzi gonfiati dei biglietti per le partite della Juventus finiva a Placido Barresi, cognato di Mimmo Belfiore (già condannato come mandante dell’assassinio del procuratore). I particolari rivelati dal pentito dimostrano i legami di Barresi nonostante quest’ultimo nel 2011 si sia dissociato dalla ‘ndrangheta. Poco tempo dopo, tra l’altro, ha ottenuto la semilibertà.

A consegnare quei soldi è stato – secondo le dichiarazioni di Ungaro – Aldo Cosimo Crea, criminale di alto profilo, arrivato alla fine degli anni Novanta da Locri a Torino, dove insieme a suo fratello Adolfo ha dato vita a un forte sodalizio criminale. Arrestato a più riprese, Crea è stato condannato per associazione mafiosa nel processo “Minotauro” e ha patteggiato una pena al processo “San Michele”, mentre adesso figura tra gli imputati del processo “Big Bang”, che ha coinvolto anche Ungaro, detto “Max il lavandaio”.

Proprio secondo Ungaro, Crea “si occupò del bagarinaggio dei biglietti della finale di Champions del 2015 Juve-Barcellona e coi soldi illeciti che fece diede anche duemila euro a Placido Barresi”. Il motivo? “Crea- dice sempre il pentito – consegnò quel denaro a Barresi perché disse che era una brava persona e per tutto quello che aveva passato”. Ma non solo. “In questa operazione – dice sempre Ungaro – di spartizione di proventi venne coinvolto anche Renato Macrì”, nipote del boss Mario Ursini ed esponente delle cosche di Gioiosa Jonica trapiantate in Piemonte. Macrì – che nel 2012 ha patteggiato una pena per associazione a delinquere di stampo mafioso nel processo “Minotauro” – è stato citato ieri anche da Saverio Dominello nel corso del processo “Alto Piemonte” a Torino. Dominello, padre di Rocco, l’ultras entrato in contatto con i manager della Juventus, ha riferito di un incontro con Macrì per dirimere un dissidio per non precisate questioni di stadio sorto tra suo figlio, ultrà dei “Drughi” e poi dei “Gobbi”, e Andrea Puntorno, leader dei “Bravi Ragazzi”, condannato in primo e secondo grado per traffico internazionale di stupefacenti tra l’Albania, la Sicilia e il Piemonte. Dominello ha fatto attivamente parte della ‘ndrangheta fino al 2012, anno in cui si è “distaccato” (in pausa dalle attività delle cosche, ma non da quelle illecite) e ieri si è “dissociato”: ha detto di non voler far più parte dell’organizzazione criminale. 

L’inchiesta “Alto Piemonte”, condotta dalla dda di Torino, ha fatto emergere l’interesse di alcuni tifosi ritenuti vicini alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno nell’affare dei biglietti. Due degli attuali imputati, Rocco Dominello (accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e di tentato omicidio) e Fabio Germani (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), erano in contatto con alcuni dirigenti della Juventus. Nessun rappresentante del club è stato indagato e la società non è ritenuta parte offesa. Tuttavia la procura federale della Figc, guidata dal prefetto Giuseppe Pecoraro, ha rilevato la violazione di alcune norme della giustizia sportiva sui rapporti con i tifosi e la vendita dei biglietti e ha contestato ad Andrea Agnelli e al security manager Alessandro D’Angelo anche incontri con esponenti della “malavita organizzata”. Agnelli e D’Angelo, insieme all’ex direttore commerciale Francesco Calvo e al responsabile della biglietteria Stefano Merulla, sono stati deferiti e a maggio è previsto il processo sportivo.