Dopo le denunce degli alunni pugliesi e lombardi, da viale Trastevere è partita una lunga nota destinata a rimettere ordine sulla questione. Il primo punto riguarda una sorta di business nato attorno a questo strumento: il ministero, infatti, è venuto a sapere di consulenti esterni che si rivolgono ai dirigenti scolastici per offrire un servizio di collegamento tra scuola e impresa
Il ministero dell’Istruzione correi ai ripari sul sistema alternanza scuola-lavoro. Dopo le denunce degli studenti pugliesi e lombardi, raccontate dal fattoquotidiano.it, e a seguito delle segnalazioni da parte degli istituti in difficoltà a trovare imprese disposte ad accogliere ragazzi, soprattutto minorenni, da viale Trastevere è partita una lunga nota destinata a rimettere ordine sulla questione.
Diciassette pagine di “chiarimenti interpretativi” che nella sostanza ammettono la necessità di una revisione del processo e provano a dare qualche risposta ai tanti interrogativi dei dirigenti riguardo le risorse economiche a disposizione, l’acquisto dei dispositivi di sicurezza, il buono pasto per i ragazzi in alternanza, l’uso del cartellino e la possibilità di fare l’esperienza d’estate. Il primo punto riguarda una sorta di business nato attorno a questo strumento. Il ministero è venuto a sapere di consulenti esterni che si rivolgono ai dirigenti scolastici per offrire un servizio di collegamento tra scuola e impresa. Un approccio illegale dal momento che “tale compito dev’essere svolto dai dirigenti scolastici, dai docenti referenti e/o dai tutor interni cui è affidato il compito di intessere i rapporti con il tessuto imprenditoriale e produttivo della zona”. Il ministero ha escluso ogni possibilità di retribuire consulenti esterni.
Un rapporto, quello tra scuola e aziende, che rischia di diventare sempre più oneroso per le imprese dopo la diffusione di questa nota da parte del Miur. Se fino ad oggi molte scuole acquistavano caschetti e altro materiale per la sicurezza dei ragazzi che vanno a lavorare in luoghi dov’è necessario attrezzarsi, ora il Miur ha spiegato che “l’obbligo di dotare gli studenti in alternanza scuola –lavoro di dispositivi di protezione individuale ricade sulla struttura ospitante”. Cioè sulle ditte che accettano di accogliere gli studenti. La stessa cosa deve accadere per i pranzi dei ragazzi: “Il riconoscimento dei buoni pasto – spiegano i funzionari – è una facoltà riservata alla struttura ospitante che in sede di convenzione può indicare la disponibilità ad elargire gratuitamente agli studenti il buono”.
Certo, il ministero non esclude il rimborso da parte della scuola ma ricorda ai dirigenti che i fondi stanziati devono servire alle spese per i trasporti, all’assicurazione, alla formazione generale, alla sicurezza, alle spese amministrative e allo svolgimento tutoriale da parte dei docenti. Un promemoria esplicito: “Sta alla scuola stabilire la priorità di spesa da coprire con le risorse a disposizione”. Insomma, la coperta è corta e non può bastare per tutto.
Chiarezza arriva anche in merito alla questione dell’impiego del badge ritenuto non soltanto possibile ma “utile ai fini della contabilizzazione delle ore”. Infine, la questione dell’alternanza estiva: i professori che svolgono l’attività di tutor possono dire addio alle ferie. A viale Trastevere non hanno tenuto in considerazione le necessità degli insegnanti. Nella nota non vengono posti limiti alle scuole sull’organizzazione di attività durante il periodo di sospensione delle attività didattiche ma “dovrà comunque essere garantita la disponibilità di un tutor scolastico nelle giornate e negli orari programmati”. Intanto la ministra Valeria Fedeli ha annunciato l’avvio di un portale specifico dedicato al monitoraggio dell’esperienza.