Per le forniture di energia molte famiglie italiane restano sotto il regime di maggior tutela. Se scelgono il libero mercato, a volte sbagliano contratto e finiscono per pagare di più. Sarebbero utili offerte su misura per alcune categorie di consumatori.
di Anna Airoldi e Michele Polo (Fonte: lavoce.info)
Una tendenza comune a molti paesi
L’Autorità dell’energia (Aeegsi) ha pubblicato l’aggiornamento dei risultati sull’attività di monitoraggio dei mercati al dettaglio dell’energia elettrica e del gas nel 2014-15. I dati confermano in gran parte la situazione fotografata nel precedente documento per il biennio 2012-13. Le piccole imprese e attività commerciali evidenziano una apprezzabile capacità di valutazione delle offerte disponibili, una partecipazione del 45 per cento (contro il 36 per cento precedente) al mercato libero, che a sua volta vede un basso grado di concentrazione.
Per l’utenza domestica – un mercato vicino ai 30 milioni di utenti – il quadro è invece ancora molto statico, tanto che alcuni commentatori, con una notevole dose di superficialità, sono arrivati a parlare di fallimento della libera concorrenza. Il 68 per cento delle famiglie rimane ancora sotto il regime di maggior tutela, la tariffa fissata dall’Autorità; quando passa al mercato libero, nella gran parte dei casi lo fa sottoscrivendo una tariffa offerta dall’esercente del servizio di maggior tutela, suo precedente fornitore.
Il mercato rimane fortemente concentrato a favore dell’operatore dominante, Enel. Confermando un dato già emerso nel precedente monitoraggio, la spesa sostenuta dalle famiglie sul mercato libero appare poi superiore rispetto a quella, a parità di condizioni, in maggior tutela. I dati rilevano una tendenza alla scarsa partecipazione al mercato retail dell’energia da parte delle famiglie, che si ritrova in tutti i paesi europei.
Nel mercato inglese, che ha fatto da apripista alle politiche di liberalizzazione dell’energia, la Competition and Market Authority (Cma) ha realizzato di recente uno studio approfondito che segnala i significativi vantaggi disponibili per chi decidesse di passare al mercato libero e che tuttavia non vengono colti. Tra gli elementi di preoccupazione individuati dallo studio inglese, tassi di switching bassi, tendenza alla crescita dei prezzi, tariffe poco trasparenti e discriminazione di prezzo tra aree differenti.
La situazione in Italia
In una ricerca in corso abbiamo applicato la metodologia della Cma al mercato elettrico italiano studiando le migliori e peggiori offerte disponibili sul mercato libero per diverse tipologie di consumatori domestici, sulla base dei risultati ottenibili sul sito di comparazione dei prezzi Trova Offerte gestito dall’Aeegsi, che include oltre il 90 per cento delle offerte disponibili. Riportiamo nelle due figure i guadagni e le perdite massimi percentuali rispetto a un contratto di maggior tutela per un utente domestico con potenza installata di 3 chilowatt, per diverse classi di consumo medio annuo e per una ripartizione del consumo nelle ore serali/notturne dell’85 per cento (blu), 70 per cento (rosso) e 50 per cento (verde).
Dai due grafici appaiono evidenti i significativi guadagni ottenibili sul mercato libero dagli utenti domestici, oltretutto percentualmente più elevati per le fasce di consumo più basse. La bassa partecipazione al mercato libero è dovuta agli elevati costi, reali o percepiti, sia nella ricerca delle informazioni sia nel passaggio a un nuovo contratto. Il secondo grafico evidenzia infatti come, scegliendo il contratto sbagliato, un consumatore domestico possa andare incontro a un incremento significativo di spesa.
Questo secondo dato è compatibile con il fenomeno di ritorno alla maggior tutela per una quota dei consumatori sul mercato libero, così come con il perdurante differenziale di spesa, superiore sul mercato libero rispetto alla maggior tutela. I dati appaiono preoccupanti, tanto più se si pensa che nel decreto concorrenza, ancora in attesa di approvazione definitiva al Senato dopo due anni di rimbalzo e annacquamento tra le due Camere, è previsto l’abbandono del regime di maggior tutela e il passaggio al mercato libero per tutte le utenze domestiche dal 2018.
L’Autorità negli ultimi due anni ha favorito una maggiore trasparenza delle bollette, che agevoli la comparabilità delle offerte, e prevede in futuro la definizione di contratti standardizzati che ogni operatore sul mercato libero deve proporre nel pacchetto delle proprie offerte. Sono senza dubbio misure utili ma, vista la situazione di partenza, difficilmente potranno trasformare consumatori passivi e poco informati in soggetti in grado di muoversi tra le diverse offerte cogliendo le occasioni migliori.
È quindi possibile che, almeno in una fase transitoria, sia utile pensare anche in Italia a definire categorie di consumatori particolarmente esposti al rischio di una scelta non ottimale nel mercato libero, ad esempio per età, livello di reddito e istruzione, capacità di accedere agli strumenti informatici, per i quali venga organizzata una gara per la fornitura, a cui gli operatori vengono chiamati a partecipare sulla base di un profilo contrattuale definito dall’Autorità.
In questo modo si verrebbe a definire, attraverso una concorrenza per il mercato, una offerta per alcune categorie di consumatori domestici, le quali manterrebbero ovviamente la possibilità di optare per altre offerte disponibili sul mercato libero.