La scarcerazione lampo di Mario Castagnacci, uno dei due fermati per l’omicidio del 20enne Emanuele Morganti, arriva al Consiglio superiore della magistratura. Il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto infatti l’apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che ha disposto la liberazione del 27enne di Alatri. I fatti sono noti. Il 23 marzo Castagnacci e altre tre persone vengono trovate in possesso di 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish durante una perquisizione domiciliare nell’appartamento che dividono a Roma. Immediato l’arresto. La mattina seguente (quindi a poche ore dall’omicidio di Morganti) i quattro si presentano davanti al gip, che convalida gli arresti ma non impone l’osservanza di nessun obbligo. Nonostante la quantità di droga rinvenuta e i numerosi precedenti a suo carico, Castagnacci è libero. Torna ad Alatri e la sera – secondo gli inquirenti – infligge il colpo mortale contro il 20enne di Tecchiena.
A distanza di una settimana dal delitto, però, la liberazione flash del presunto omicida fa discutere. In una lettera al Comitato di presidenza del Csm, Zanettin sottolinea come “la tragica vicenda di Alatri pone all’opinione pubblica anche seri interrogativi sulla correttezza dell’iter processuale di uno dei due arrestati”. Dopo aver riepilogato i fatti e i precedenti penali di Castagnacci, Zanettin evidenza come “nonostante la recidiva, il Giudice del Tribunale di Roma, convalidando l’arresto per Castagnacci e gli altri tre complici, ha riconosciuto la tesi difensiva del ‘consumo di gruppo’, che ha portato, nell’udienza per direttissima, celebrata il giorno dopo, alla scarcerazione di tutti gli indagati, con rigetto anche della richiesta del Pm di obbligo di firma”. Poi l’omicidio di Morganti, ad opera del cuoco 27enne e del suo fratellastro, almeno secondo la ricostruzione di chi indaga. La richiesta di approfondimenti da parte di Zanettin, però, si concentra sulla scarcerazione lampo: “La vicenda processuale, frutto di una interpretazione giuridica del fatto reato, che può essere definita, nella migliore delle ipotesi, benevola – scrive il consigliere Csm – merita un approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura per verificare la correttezza dell’iter. E’ del tutto evidente – continua – che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti”. Alla luce di queste considerazioni Zanettin chiede “l’apertura di una pratica in prima commissione, per valutare se emergano profili di incompatibilità, ex art. 2 della legge sulle guarentigie dei magistrati, nei confronti del Giudice del Tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione, senza obbligo di firma, di Mario Castagnacci, nonostante fosse stato trovato in possesso di grandi quantità di stupefacenti e fosse recidivo”.
Oltre al Csm, però, la scarcerazione lampo di Castagnacci arriverà anche in Parlamento, dove Barbara Saltamartini vice capogruppo della Lega-NcS alla Camera, è la prima firmataria di un’interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando. “300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish non possono essere considerate quantità non punibili – ha scritto la leghista – Una decisione assurda, considerato anche il fatto che per gli inquirenti all’origine della insensata ferocia scatenata dai due fratellastri contro Emanuele c’è stata proprio l’assunzione di un mix di droghe e alcol. Per questo chiediamo di procedere, pur nel rispetto delle competenze proprie della magistratura inquirente, ad un’ispezione che accerti per la correttezza procedurale e le motivazioni che hanno portato alla scarcerazione di Castagnacci, nonostante l’ingente quantità di droga in suo possesso“. In serata è arrivata la replica del ministro Orlando. Interrogato a Piazza Pulita su La7 proprio a proposito della scarcerazione di uno dei due fermati, ha annunciato di aver “predisposto accertamenti per verificare se ci sono i presupposti per l’invio degli ispettori, come si fa sempre quando c’è un elemento di presunta abnormità”. Occorre, ha aggiunto il ministro, “valutare se ci sono state delle enormità nella valutazione del caso da parte del giudice”.
Sul fronte dell’inchiesta per omicidio volontario, sono stati fissati per domani mattina nel carcere di Regina Coeli gli interrogatori di convalida del fermo di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. I due interrogatori si terranno per rogatoria, perché i due sono stati fermati a Roma, e gli atti saranno trasmessi alla magistratura di Frosinone, responsabile delle indagini. I due fratellastri rispondono dell’accusa di omicidio volontario: quando i carabinieri li hanno trovati, in casa di una parente, a Roma, i due non hanno opposto alcuna resistenza al fermo. Nel frattempo, però, le indagini continuano perché chi indaga è convinto che altre persone abbiano avuto un ruolo nel delitto. Tra i tasselli fondamentali che mancano per ricomporre ogni aspetto dell’omicidio c’è il movente: una delle ipotesi è che i due fermati abbiano ridotto in fin di vita il giovane per dare “una prova di forza”, per dimostrare, nella piazza centrale di Alatri, la loro violenza criminale. Restano però tanti dubbi: innanzitutto sul coinvolgimento delle altre persone indagate, al momento cinque, tra le quali ci sono alcuni dei buttafuori del locale Mirò (sequestrato dopo la tragedia) e Franco Castagnacci, 50 anni, padre del presunto omicida.