di Danila S. Santagata
“Ho visto Matteo Messina Denaro davanti la sede del Cnr di Capo Granitola”. A sostenerlo, con particolari circostanziati, è un dipendente del Centro Nazionale Ricerche, ad un cronista di Report. Dalla puntata andata in onda lo scorso lunedì, viene fuori una notizia che avrebbe dovuto far tremare l’intera stampa nazionale, per non dire altro. Il capo di Cosa Nostra, collegato, con libero accesso sembra, ai fondi riservati alla ricerca, parte dei quali spariti, pare, nel nulla. Ma Report è andato più a fondo ed ha scoperto anche questo.
Stiamo parlando di Messina Denaro, mafioso, stragista e latitante da 25 anni: viene fuori che gestisce fondi europei destinati alla ricerca, mentre, questo lo si sapeva già, vanta un impero economico superiore a quello di Prada, piazzandosi fra gli uomini più ricchi del pianeta. Di fronte ad una notizia del genere, com’è possibile che i “cosiddetti” giornalisti, abbiamo interesse e modo di occuparsi della Raggi, di Carminati, di legge elettorale e non trovino lo spazio per uno scoop del genere? Come, mi chiedo, possiamo ancora non vergognarci di essere italiani?
Stiamo parlando di uno dei settori dedicati a far funzionare meglio la nostra vita, la ricerca, di cui il Cnr rappresenta l’eccellenza. “Discreta” la somma di denaro ad esso riservata dallo Stato, proveniente, in gran parte, dall’European Research Council: 1,2 miliardi di euro, di cui pochissimi vanno a finire nelle tasche di chi passa le proprie giornate a lavorare nel settore ricerca. Ottomila dipendenti, 1,500 tecnici, 103 istituti.
Di questi, uno dei più prestigiosi è quello dedicato all’ambiente marino costiero: sette sedi, distribuite tra Campania, Sardegna e Sicilia. Quest’ultima, guarda caso, a Capo Granitola, feudo del super latitante di Cosa Nostra, “la casa di Messina Denaro”, secondo la testimonianza, testuale, di Mario Sprovieri, responsabile proprio della sede Cnr di Capo Granitola.
Tornando ai fondi svaniti nei meandri di quel fosso scuro, in cui Cnr e Mattia Messina Denaro sembravano incontrarsi, spuntano fuori gonfiabili per bambini, ortaggi, pregiati tappeti persiani ed anche costosi smartphone. Report è andato a sentire Antonio Casoria, titolare della fabbrica di gonfiabili in cui risulta un ordine di 18mila euro effettuato dal Cnr. “No, non mi risulta – dice Casoria, salvo poi ripensarci su insistenza del cronista – E’ una cosa che risale a due anni fa”. Quei gonfiabili erano destinati a Vittorio Gargiulo, l’ex segretario amministrativo dell’Istituto Ambiente marino e costiero, fermato mentre tentava la fuga.
Insomma, che qualcosa non torni, nei bilanci del Cnr, così come nel legame tra quest’ultimo e il super boss di Cosa Nostra, appare eclatante. Scandaloso, vergognoso. “Discutibile” che la stampa nazionale abbia ignorato la notizia. Paura?
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