Dismissione di almeno 9 delle 21 società partecipate del Campidoglio, accorpamento di competenze, individuazione di eventuali esuberi nei “carrozzoni” Atac e Ama da spostare su altre mansioni, dismissione delle aziende “non strategiche” e revisione dei servizi. E’ pronto il tanto atteso piano di riorganizzazione delle municipalizzate capitoline a firma di Massimo Colomban, l’assessore veneto chiamato in ottobre da Beppe Grillo a supporto dell’allora traballante giunta guidata da Virginia Raggi.

Vengono confermate le aziende più grandi, come l’Atac – anche se l’assessore ha aperto all’ingresso minoritario dei privati – Ama, Zetema, Aequaroma e Risorse per Roma; restano anche Farmacap, PalaExpo (che diventa strategica sul fronte culturale) e Assicurazioni di Roma (la quale era stata messa in liquidazione dall’ex sindaco Ignazio Marino, nonostante fosse l’unica in utile). Con l’ok al mantenimento del 51% di Acea (che non si fonderà con Ama, come ipotizzato inizialmente), i due veri nodi da sciogliere riguardano Roma Metropolitane e Roma Multiservizi.

Sulla seconda, in particolare, ci sono oltre 4.000 persone che rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro o comunque i loro già precari livelli occupazionali: ad oggi Colomban afferma di non aver trovato appigli nelle pieghe della Riforma Madia per mantenere “le promesse avventate” fatte ai lavoratori dall’ex assessore all’Ambiente, Paola Muraro, e dal presidente della Commissione, Daniele Diaco, che si erano impegnati ad una sorta di internalizzazione dei lavoratori. Proprio per tale motivo, questa mattina la piazza del Campidoglio sarà invasa da centinaia di dipendenti intenti a “fare pressione” sulla giunta e ottenere un cambio di direzione.

Fra le aziende da liquidare o accorpare, andranno via sicuramente Roma Servizi per la Mobilità (inglobata in Atac), Fiera di Roma, Centrale del Latte e Centro Agroalimentare, mentre Roma Metropolitane potrebbe finire “spacchettata” secondo il programma ereditato dall’ex presidente Paolo Omodeo Salè. Il piano complessivo – promesso “entro un mese” dall’insediamento di Colomban ma poi slittato anche a causa dei problemi di salute dell’assessore – doveva essere presentato in mattinata, ma in Campidoglio pare abbiano valutato improprio esporsi alla presenza di una così nutrita manifestazione dei lavoratori della Multiservizi, spostando l’audizione in Commissione Bilancio alla prossima settimana.

ATAC, IL PAREGGIO E GLI ESUBERI – Ovviamente, l’osservata speciale è l’Atac. L’azienda capitolina dei trasporti è da anni sull’orlo del fallimento. Intervenendo mercoledì al congresso cittadino della Cisl Roma, Colomban ha detto che “fra il 2017 e il 2018 ci sarà il pareggio di bilancio, un mezzo miracolo”, ed ha anche rinnovato l’apertura all’ingresso – per le quote minoritarie – di altri operatori, “possibilmente aziende pubbliche”, come ad esempio Ferrovie dello Stato. “Noi non siamo chiusi – ha ripetuto – non diciamo no a partnership che possano dare dei contributi, anche perché nel 2019 ci sarà la gara europea e i trasporti verranno messi in gara. Quindi non escludiamo anche l’esame attento di queste strategie”. Ferma restando la partita sul licenziamento degli assunti dell’inchiesta Parentopoli, ampiamente trattata da IlFattoQuotidiano.it, nelle scorse settimane l’amministratore unico Manuel Fantasia ha chiesto ai vari direttori di area di segnalare gli esuberi presenti nei vari uffici, individuando in circa 290 le unità su cui eventualmente lavorare per una riorganizzazione del personale, non si sa ancora di quale natura.

IL PIANO AMA E IL CASO ACEA – Nel piano si conferma anche che Ama e Acea resteranno indipendenti, notizia fondamentale se contiamo che la società di gestione idrico-elettrica è quotata in Borsa e fra i suoi investitori minoritari trova anche il Gruppo Caltagirone. L’azienda dei rifiuti, invece, manterrà la sua vocazione pubblica. “Non c’è nessun matrimonio dell’Ama con Acea – ha spiegato l’assessore – ma semplicemente una sinergia. Acea allargherà gli impianti di trattamento, lo stesso farà Ama con le capacità finanziarie che ha, che però sono inferiori a quelle di Acea. L’obiettivo è quello di non smaltire più i rifiuti all’estero”. Colomban resta invece in silenzio sulla vicenda portata alla luce dal Fatto Quotidiano, che ha scoperto l’impiego di un manager Acea, Paolo Simioni, nel gruppo di lavoro dello stesso assessore, nonostante i 240mila euro l’anno percepiti dalla società di piazzale Ostiense. “Preferiamo non commentare, non c’è molto da aggiungere”, ripetono dallo staff del Campidoglio.

IL CASO MULTISERVIZI E LA GARA A DOPPIO OGGETTO – Come detto, il vero nodo è la Roma Multiservizi. Attualmente, la società e’ partecipata al 51% da Ama e al 49% della privata Manutencoop. Al suo interno lavorano circa 4.000 persone, fra cui la grande maggioranza impiegati come bidelli nelle scuole (il cosiddetto “Global Service”, l’appalto più grande) addetti alle pulizie, operatori cimiteriali e manutentori delle aree verdi. L’amministrazione comunale ritiene di essere costretta, dal codice degli appalti e dalla Riforma Madia, a mettere a bando i servizi, decretando di fatto la fine dell’esperienza Multiservizi. Il problema vero sono i lavoratori. La grande anomalia, infatti, è che queste persone hanno in sostanza contratti di 3 o 5 ore, lavorandone in realtà 8 grazie ad un forte ricorso agli straordinari; questo permette ai dipendenti di passare da stipendi decisamente bassi pari a 350-400 euro a compensi almeno dignitosi che comunque difficilmente superano gli 800-1000 euro. “Fare una gara a doppio oggetto”, come confermato a IlFattoQuotidiano.it dallo staff dell’assessore Colomban, significherebbe determinare il licenziamento fisiologico di almeno il 30% dei lavoratori e, comunque, il taglio sensibile di compensi già esigui per tutti gli altri.

LE PROMESSE DI MURARO E LE PIEGHE DELLA MADIA – C’è da dire che il Movimento 5 Stelle ha attinto moltissimo dalla Roma Multiservizi in termini di voti alle scorse amministrative, avendo cavalcato la protesta dei lavoratori contro l’ex sindaco Ignazio Marino, “reo” di aver proposto la stessa soluzione oggi paventata dalla giunta Raggi. Nei giorni scorsi, su Facebook i dipendenti hanno riesumato un video del 2014 in cui l’attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, si scagliava proprio contro il chirurgo nem; nella discussione è intervenuta l’ex assessora all’Ambiente, Paola Muraro, che ha commentato: “Hanno perso la memoria e le radici”. Muraro aveva promesso pubblicamente, il 4 ottobre 2016, che la Multiservizi sarebbe diventata una società di primo livello e poi sarebbe stata inglobata in Ama, fra gli applausi dei lavoratori, frase poi misteriosamente sparita dal verbale della seduta.

Dal Campidoglio parlano di “promesse avventate”, ma c’è chi non la pensa così. “Basta leggere l’articolo 4 della Riforma Madia – assicura Serenetta Monti, sindacalista Usi e prima candidata pentastellata, nel 2008, ai tempi degli “Amici di Beppe Grillo” – non c’è un vincolo specifico che impedisce l’internalizzazione. Quando siamo andati a chiedere all’assessore Pinuccia Montanari (titolare dell’Ambiente, ndr), dove fosse il comma che non consente di rispettare le promesse fatte dal M5S, lei ci ha risposto che ‘non c’è, lo stanno scrivendo’. Una cosa gravissima”. Oggi i lavoratori, che nel frattempo si sono organizzati in un “Comitato Autonomo”, indipendente dai sindacati “per non fare la fine di Almaviva”, annunciano che saranno presenti “almeno 2000 persone per convincere Virginia Raggi a prendere in mano la situazione”.

LA CULTURA E IL PIANO BERGAMO – Un intero capitolo della programmazione è stato affidato al vicesindaco Luca Bergamo, ed è quello relativo alla cultura. Questo prevede un riassetto delle competenze di Zetema, che dovrà tornare a occuparsi di gestire i servizi nei musei, calendarizzare gli eventi e tenere insieme la parte operativa dell’attività culturale. Al soggetto Teatro di Roma, che vede al suo interno il Teatro Argentina e il Teatro India, verranno affidati anche i “teatri di cintura”, come ad esempio il Tor Bella Monaca o il Quarticciolo. Centrale diventerà invece la società PalaExpo, che porterà al suo interno i musei Macro Testaccio e via Nizza, la Pelanda e, importante novità, l’Ara Pacis, così da costituire “un grande polo dell’arte contemporanea” di cui la Capitale ha grande bisogno.

L’APPELLO AL GOVERNO – Le partecipate capitoline attualmente portano via gran parte delle risorse del Campidoglio, accumulando debiti che tutti insieme toccano quota 5 miliardi. Ovvio che una riorganizzazione non può bastare, e forse nemmeno l’efficientamento tanto invocato dalla sindaca Virginia Raggi. Cosi’, sempre durante il convegno Cisl, Massimo Colomban è tornato a lanciare un appello al governo nazionale, così come hanno gli amministratori capitoli che si sono succeduti negli ultimi 10 anni: “Roma non riuscirà a gestire strade, servizi e trasporti con la dotazione attuale e in diminuzione. In tutto il mondo le Capitali hanno finanziamenti propri – sottolinea – che oscillano tra 1 e 3 miliardi che non sono stati dati a Roma”. E ancora: “Nei 15 miliardi di debito che Roma ha accumulato ce ne sono 12 commissariati e 3 di disavanzo ovvero indebitamento di partecipate, mutui eccetera”. Un messaggio chiaro indirizzato all’attuale esecutivo a guida Pd, ma anche – perché no – ai leader nazionali del M5S che, nel 2018, potrebbero vincere le prossime elezioni politiche.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Stadio Roma. La delibera ancora non c’è, le linee guida sì: “C’è interesse pubblico”

next
Articolo Successivo

“Se mi danno l’ordine sono obbligato a uccidere tutti”. Le intercettazioni dei presunti jihadisti a Venezia

next