I sindacalisti annunciano proteste sotto il municipio, alcuni preti e la Diocesi inviano lettere aperte alla sindaca. A Torino gruppi di scontenti alzano la voce contro i tagli inseriti nel bilancio previsionale 2017 firmato venerdì dalla giunta Appendino ora al vaglio del consiglio comunale.
Non sono piaciuti l’eliminazione delle agevolazioni per il pagamento della Tari alle famiglie indigenti, ma neanche i tagli alla cultura, al servizio estivo delle scuole materne e al Consorzio servizi informativi, una società pubblica partecipata anche dalla Città di Torino, o quello da tre milioni alle spese per il personale comunale. Per questo martedì i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato gli assessori Marco Giusta (famiglie), Sergio Rolando (bilancio) e Federica Patti (istruzione). Secondo i tre segretari territoriali Enrica Valfrè, Domenico Lo Bianco e Francesco Lo Grasso, nel bilancio “è totalmente assente una visione strategica di sviluppo della città, come confermano i 5,8 milioni di tagli alla cultura e i due milioni di euro al turismo”.
Sul tema si è inserito anche l’ex sindaco Piero Fassino: “Tagliare sulla cultura significa compromettere quanto si è costruito in questi anni e mettere seriamente a rischio il futuro di Torino”, ha scritto. Il giorno prima la rappresentante del M5s aveva detto che col suo bilancio sono stati messi in sicurezza welfare ed educazione, così da evitare i tagli di 600 posti nei nidi: “Sostenere che si tagliano i fondi alla cultura per evitare di chiudere degli asili è un affermazione demagogica, preoccupante e dannosa”, ha aggiunto l’ex primo cittadino dimenticando che nel suo primo anno di mandato aveva esternalizzato dieci asili su 54 per assenza di fondi lasciando nel precariato 340 maestre, una situazione tamponata solo più tardi grazie ai fondi della Compagnia di San Paolo.
“Io demagogica? Non è demagogia, ma senso di responsabilità – ha replicato Appendino ieri mattina – demagogia è non affrontare i problemi per paura di perdere consenso”. La prima cittadina ha sottolineato che la sua amministrazione ha dovuto tagliare 90 milioni di spese perché rispetto all’anno scorso ci saranno 90 milioni di entrate in meno: “Se non vuoi gonfiare le entrate, è chiaro che fai scelte di responsabilità e noi le abbiamo fatte”. Intanto Beppe Grillo, giunto a Torino martedì per il suo spettacolo, ha ribadito il suo sostegno alla sindaca: “Per gestire i bilanci di questa città che arriva con debiti pazzeschi bisogna essere più che bravi”.
Non la pensano così la Diocesi e i quattordici parroci responsabili di scuole paritarie per l’infanzia che hanno inviato una lettera aperta contro il taglio del 25 per cento dei contributi alle scuole paritarie: “Lei aveva esplicitamente promesso che il welfare e le scuole non sarebbero stati oggetto di tagli rispetto alle risorse stanziate gli scorsi anni – premettono – invece il taglio è stato deciso”. Molti dei 57 istituti paritari “sono in molti quartieri della città veri e propri ammortizzatori sociali”, hanno ricordato. Poi hanno lanciato un messaggio all’amministrazione ricordando che “la diocesi e le parrocchie ed istituti religiosi” stanno accogliendo “tante persone povere, senza dimora, famiglie senza lavoro e sotto sfratto incolpevole, rifugiati, collaborando con grande generosità e spesso anche supplendo ai servizi comunali”. Come dire: siamo un costo in meno. “Stiamo lavorando per trovare le risorse aggiuntive – ha spiegato ieri la sindaca – èil primo anno che si approva il bilancio a marzo quindi abbiamo ancora qualche mese di margine” per trovare i fondi necessari.