Si chiude così il sipario su una vicenda che ha fatto a lungo discutere per le enormi cifre in gioco, i protagonisti illustri e l’impatto sui conti dello Stato. Dopo la diffusione dei report stilati dall’agenzia di rating, le pressioni sui tassi avevano fatto scattare una clausola unilaterale di estinzione per un derivato sottoscritto dal Tesoro con Morgan Stanley. La chiusura del contratto con la banca statunitense era costata all’Italia 3,4 miliardi di euro che il governo di Mario Monti pagò “senza battere ciglio”
Tutti assolti. Si scioglie come neve al sole l’ipotesi del complotto contro l’Italia che avrebbe visto come protagonista l’agenzia di rating Standard & Poor’s fra la fine del 2011 e la fine del 2012. Il tribunale di Trani ha, infatti, respinto la tesi della manipolazione di mercato per cinque analisti e manager della società statunitense. Per loro, il pubblico ministero Michele Ruggiero aveva chiesto pene comprese fra i 3 e i 5 anni con l’accusa di aver messo sotto pressione lo spread con informazioni fuorvianti sull’affidabilità del debito italiano diffuse fra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.
Si chiude così (e per ora) il sipario su una vicenda che ha fatto a lungo discutere per le enormi cifre in gioco, i protagonisti illustri e l’impatto sui conti dello Stato. Dopo la diffusione dei report stilati dall’agenzia di rating, le pressioni sui tassi avevano fatto scattare una clausola unilaterale di estinzione per un derivato sottoscritto dal Tesoro con Morgan Stanley. La chiusura del contratto con la banca statunitense era costata all’Italia 3,4 miliardi di euro che il governo di Mario Monti pagò “senza battere ciglio”. Una storia in cui, sulla base degli esposti di Adusbef e Federconsumatori, la procura di Trani aveva ravvisato gli estremi della manipolazione di mercato. Anche perché, secondo l’accusa, Morgan Stanley sarebbe stata in condizioni di orientare le decisioni dell’agenzia di rating in quanto azionista della Mc Graw Hill, società che controlla Standard’& Poor’s.
Di qui è iniziato il lungo lavoro della procura che ha acceso i riflettori sull’intero pacchetto di derivati che lo Stato italiano iniziò a sottoscrivere negli anni ‘90. Così per l’occasione nella piccola cittadina pugliese sono sfilati numerosi testi eccellenti. Con l’obiettivo di fare chiarezza sui derivati di Stato, la procura di Trani ha infatti chiamato a deporre il presidente della Bce, Mario Draghi, l’ex premier Mario Monti, l’attuale ministro delle finanze Pier Carlo Padoan, l’ex ministro Giulio Tremonti e il presidente della Consob Giuseppe Vegas, che ha subito peraltro anche il furto dell’auto della scorta proprio mentre deponeva davanti al pm. I maggiori dettagli sui contratti sottoscritti con Morgan Stanley li ha forniti però la responsabile del debito pubblico Maria Cannata che ha spiegato come il governo abbia tentato invano di modificare la clausola unilaterale a favore della banca. Nonostante il tentativo infruttuoso e l’enorme esborso per le casse dello Stato, il Tesoro ha però deciso di non costituirsi parte civile schierandosi indirettamente contro la tesi della procura.
“La decisione di oggi conferma in modo inequivocabile come in tutti questi anni la società sia stata oggetto di illazioni fantasiose” ha puntualizzato una nota di Standard & Poor’s che, a febbraio 2015, aveva già incassato l’archiviazione di un’istruttoria della Corte dei Conti per i quattro downgrade sul debito italiano emessi fra il primo luglio 2011 e 13 gennaio 2012. Ma per il pm Ruggiero non è detta ancora l’ultima parola: “Questa è una battaglia che abbiamo cercato di fare per ripristinare un po’ di trasparenza e di verità – ha dichiarato dopo la sentenza di assoluzione – Confidiamo però nel lavoro della magistratura, c’è rispetto per le sentenze dei giudici: leggeremo le motivazioni, poi valuteremo un eventuale appello”.