La bocciatura, le proteste, le sospensioni. Ma il punto di caduta della discussione sui vitalizi è che i Cinquestelle si dicono pronti a votare la proposta di Matteo Richetti del Pd. A dirlo è il deputato M5s Alessandro Di Battista: “Non vediamo l’ora che la proposta Richetti arrivi in Aula perché la voteremo tranquillamente, senza alcun problema” spiega mentre partecipa al flash-mob insieme ai colleghi in piazza Montecitorio contro le sanzioni inflitte ai parlamentari grillini. Cosa prevede l’ipotesi Richetti? In sostanza la “Fornero per tutti”, come già ha spiegato ilfattoquotidiano.it. Il deputato renziano, dunque, punta non solo all’introduzione di “un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti”, ma anche alla “sua estensione a tutti gli eletti” in modo da “abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sull’iniquo sistema degli assegni vitalizi”. Richetti disse proprio al Fatto.it che così “ci saranno amare sorprese per molti: se un ex parlamentare o un ex consigliere regionale ha versato contributi sufficienti percepirà un assegno proporzionato, diversamente dovrà accontentarsi della pensione sociale non è più tollerabile che continui a percepire somme ingiustificate, a mio avviso illegittimamente, chi ha ricoperto una carica elettiva magari per pochi giorni”.

Prima del voto contestato in ufficio di presidenza, Luigi Di Maio aveva scartato la soluzione Richetti, ma per un motivo tecnico-parlamentare: “Convergere sulla proposta Richetti sulle pensioni dei parlamentari – aveva detto al Tg3 – sarebbe il miglior modo per non fare nulla: per approvare una proposta di legge servono mille parlamentari, per approvare a nostra delibera ne bastano quindici, sarebbe il miglior modo per evitare la melina dei partiti”.

Tutto il dibattito su questo tema era partito dal voto in ufficio di presidenza di Montecitorio che ha respinto la proposta dei Cinquestelle e accolto quella di Marina Sereni, vicepresidente della Camera, Pd. Secondo lo schema della Sereni deve esserci un contributo di solidarietà per tre anni a partire dall’1 maggio a carico degli ex deputati titolari dell’assegno. Il contributo sarà del 10 per cento per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20 per cento da 80mila a 90mila euro, del 30 da 90mila a 100mila euro e del 40 per quelli superiori ai 100mila euro annui. La proposta porterebbe a regime ad un risparmio di 2,5 milioni l’anno per le casse di Montecitorio.

La delibera che l’M5s ha presentato a febbraio, dopo che il Fatto Quotidiano ha lanciato la petizione “Vitalizi, poniamo fine al privilegio”, punta invece all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sui vitalizi in essere perché per farlo servirebbe un voto parlamentare e non basterebbe una modifica del regolamento. Luigi Di Maio assicura: “Noi non ci arrendiamo: avranno vinto una battaglia sulle pensioni dei parlamentari ma non hanno vinto ancora una guerra. Troveremo altri strumenti per riuscire a far saltare questa pensione a settembre: stiano tranquilli i cittadini che un modo lo troveremo…”. A domanda, i 5 Stelle promettono inoltre di trovare un modo per “restituire” l’assegno pensionistico così come fanno con le indennità parlamentari: “Oggi per la pensione c’è l’irrinunciabilità – dice Di Maio – ma troveremo un modo per far saltare le pensioni e quindi anche le nostre”.

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