Ieri su Facebook circolava un sito realizzato da attivist* che riportano frasi, generate automaticamente, realmente pronunciate da femministe terf (femministe radicali trans escludenti) e swerf (femministe radicali sex workers escludenti). Il sito, femministescludenti.ga, neanche a dirlo, a pochi minuti dalla prima timida condivisione, con numeri davvero inattesi e visite e condivisioni in continuo aumento, ha subito preso a circolare nelle pagine e sui siti di persone che subiscono l’atteggiamento decisamente fanatico di questo tipo di femministe. Quello che sfugge è la genesi. Per questa intervista, tenendo fede al rispetto dell’anonimato delle persone che hanno creato il sito, chiamerò “Andrea” la persona interrogata. Il nome, ovviamente, può essere declinato al maschile e al femminile. Con questo nome definiamo anche un gruppo femminista, intersezionale, libertario, autodeterminato.
Eretica – Andrea, mi dici come è nata l’idea?
Andrea – Intanto grazie per questa intervista, non pensavamo di avere subito tutto questo successo! L’idea nasce dal nostro gruppetto di amic*. Da anni leggiamo gli interventi delle radfem italiane, e rimaniamo ogni volta un po’ piu’ scioccat*. Una volta perché danno della “schiava del patriarcato” a una cara amica femminista, un’altra volta perché accusano senza alcun fondamento un’altra amica di essere “pagata dai papponi” o dalla “lobby gay”, un’altra volta perché accusano un amico di essere esso stesso un pappone o un “omopatriarca”…
Insomma, le terf/swerf italiane vivono in un brutto mondo di fantasia distopica, vedono complotti ovunque, pensano che tutti siano pagati da qualcuno. Non accettano che le ideologie evolvano: è nell’ordine naturale delle cose. Non accettano che possa esistere una pluralità di voci nel femminismo. Usano l’insulto violento e la diffamazione come arma politica per distruggere e zittire chi non la pensa come loro. Rendono il dibattito impossibile impestandolo con la loro violenza. E cosa, ancora più grave, sono convinte di essere la grande autorità di ‘sta fr*gna, scusa il francese. Hanno l’arroganza di imporre il loro pensiero unico, di dire cosa è femminista e cosa no. E poi fanno un vittimismo continuo. Se osi aprire bocca per difenderti dalle loro accuse allucinanti, ecco che parte il piagnisteo. Una si è addirittura lamentata di essere stata minacciata di morte, anche se ovviamente ha buttato lì la cosa senza uno straccio di prova. Insomma, abbiamo travalicato la soglia dello schifo. Noi siamo femminist* della terza onda, inclusiv* e intersezional*. Queste sedicenti femministe intellettualmente volgari, arroganti, maligne, hanno colmato la misura. Così abbiamo pensato di mostrare al mondo intero l’assurdità dei loro deliri, raccogliendoli in un generatore automatico, e di farci insieme quattro risate. Perché, come insegna il caro De Filippo, il modo più efficace per smontare chi si crede una grande autorità è fargli una sonora, sentita e solenne pernacchia.
E – Le frasi riportate sono vere?
A – Abbiamo girato i principali siti, blog, bacheche Facebook, gruppi e pagine in cui queste persone danno libero sfogo al loro astio. Le frasi sono quelle, parola per parola, le abbiamo solo adattate per farle funzionare nel generatore. Chiunque può leggerle, sono pubbliche sul web. Le uniche frasi che abbiamo inserito noi sono quelle palesemente parodistiche che compaiono per ultime, a conclusione della supercazzola, dopo l’asterisco. E in alcuni casi, anche quelle sono prese da deliri swerf e terf (tipo quella dei nazisti e dei gattini).
E – Attorno a quale tema sono più spesso usate le frasi complottiste?
A – Le migliori perle compaiono sempre quando si parla di tre tematiche fondamentali: i diritti delle persone omosessuali di sesso maschile e delle persone transgender, il sex work e la Gestazione per altri. La Gpa è tipo il santo graal delle swerf/terf, perché nei loro deliri mette insieme tutti gli spauracchi: la “mercificazione del corpo femminile” (sic) e la dittatura dell'”omopatriarcato” (sic). Su quello si scatenano. Il problema è che colonizzano tutti gli spazi femministi e quando non ci riescono diffamano quegli spazi dicendo che sono “corrotti” e “pagati” da questo e quello. In questo modo rendono di fatto molto difficile, se non impossibile, riuscire a discutere serenamente di tematiche delicate come la GpA.
E – Perché avete scelto questo modello di comunicazione? Voglio dire: potreste infuriarvi, per quanto serva a poco. Davvero credete che questo modello di comunicazione sia comprensibile ed efficace?
A – Abbiamo scelto, in primo luogo, una piattaforma che ci lasciasse grande libertà di movimento e possibilità di anonimato. Abbiamo visto il fango che queste persone sono capaci di buttare addosso a chiunque, quindi abbiamo preso le nostre precauzioni per non lasciare loro spazio di diffamazione né di denuncia, visto che usiamo le loro stesse parole che sono pubbliche sul web. E abbiamo scelto la modalità del generatore automatico perché loro stesse sembrano effettivamente dei bot, ripetono sempre le stesse cose come un mantra. Ci limitiamo a mostrare quanto assurde siano queste cose, per farci una risata. Ma anche, e soprattutto, mostriamo al mondo che esistono pure altri femminismi. Per questo abbiamo creato una pagina about con un nostro manifesto. Un altro obiettivo è anche l’informazione: c’è un mini glossario che pensiamo di migliorare e ampliare, che spiega brevemente la terminologia per i “non addetti ai lavori”, ma ricco di link a fonti autorevoli per chi vuole approfondire. Insomma, ci facciamo una risata e raccontiamo al mondo che non esiste solo il femminismo autoritario, omotransfobico, puttanofobo delle swerf/terf.
E – Non temete che usare l’arma dell’ironia possa risultare un arma a doppio taglio e ritorcersi contro chi muove critiche ai/alle anti-Gpa?
A – Loro sono convinte di usare l’ironia quando praticano bullismo squadrista. Ad esempio, trovano molto ironico chiamare ‘Pilf’ le femministe che includono nella loro lotta le istanze delle sex workers. Pimp inclusive liberal feminists, “femminist* che includono i papponi”. Capito? Se ascolti cosa hanno da dire le sex workers, sei collus* con i papponi.
Non conoscono altra interazione che la diffamazione, quindi se usassero davvero l’ironia sarebbe già un passo avanti. Ben venga la risposta ironica, quindi. Magari è la volta buona che si riesce a dialogare.
E – Vuoi aggiungere un appello?
A – Sì. Leggete il nostro manifesto, e informatevi sul femminismo intersezionale, queer, della terza onda.
Esistiamo, resistiamo, siamo moltissim* e siamo qui per tutti. Lavoriamo insieme per costruire un femminismo che non faccia ad altri soggetti quello che il patriarcato ha fatto alle donne per secoli, e mandiamo in pensione le ideologie vecchie e asfissianti delle swerf/terf, insieme alle loro pratiche violente e controproducenti.
PS: Il generatore è sempre in aggiornamento. Dopo questa intervista ci aspettiamo tonnellate di nuovo materiale da aggiungere! Quindi tornate a visitarci presto
Per chi ha suggerimenti potete scrivere a femministescludenti@gmail.com
Ecco alcuni esempi di frasi venute fuori usando il generatore automatico: