Virginia Raggi frena la Metro C. Nel giorno in cui viene presentata alla stampa la stazione di San Giovanni – sarà fruibile a partire “dal prossimo autunno”, ma da progetto originario doveva essere pronta entro l’aprile 2011 – la sindaca e la sua assessora, Linda Meleo, pongono seri interrogativi sull’opportunità di completare l’opere, dando per certa solo la realizzazione della parte già finanziata che comprende le fermate di Amba Aradam e Colosseo/Fori Imperiali.
“Stiamo cercando la soluzione migliore per la città – ha risposto in conferenza stampa Meleo, a domanda de IlFattoQuotidiano.it – siamo intenzionati a valorizzare questa opera, bisogna vedere come”. A darle man forte proprio Virginia Raggi, che poco prima aveva raccolto con grande freddezza l’auspicio del Soprintendente all’Area Archeologica della Capitale, Francesco Prosperetti, di “arrivare almeno a piazza Venezia“: “Tutto quello che c’e stato prima di questa stazione – ha ripetuto la prima cittadina – tutto il percorso storico di questo grande progetto, non va cancellato e fa parte delle valutazioni che questa amministrazione fa. Perché è necessario capire qual è stato il passato per capire dove vogliamo andare in futuro. Entrambi gli elementi, ovvero la realizzazione di questa bellissima stazione quanto anche i lunghissimi ritardi e costi, fanno parte di una valutazione politica complessiva”, ha spiegato la sindaca in evidente riferimento all’aumento dei costi dell’opera registrati negli ultimi anni e alle inchieste aperte dalla magistratura. Sia la prima cittadina che l’assessore hanno spiegato che “il trasporto pubblico non è solo metropolitane, ma anche tram e corsie preferenziali, e stiamo valutando quali siano le soluzioni migliori”.
IL NODO VENEZIA E GLI SPRECHI – Insomma, Virginia Raggi non asseconda il clima di festa della mattinata. A dispetto dei sorrisi a trentadue denti sfoderati dai rappresentanti di Soprintendenza, Roma Metropolitane e aziende costruttrici per l’inaugurazione della prima (meravigliosa, va sottolineato) stazione-museo della Capitale – con reperti della Roma Antica esposti in teche e pannelli informativi a far da guida in una sorta di effetto narrazione – la prima cittadina ha tenuto un profilo piuttosto austero e distaccato, quasi a voler far capire che gli oltre 3 miliardi già spesi, i 600 milioni di extracosti, i 6 anni di ritardo sulla tabella di marcia, il miliardo di contenziosi in atto fra parte pubblica e la parte privata, i 5 filoni d’inchiesta e le tante vicissitudini tecniche non possono essere cancellate da un taglio del nastro.
Una riflessione per il futuro però va fatta. Il Cipe ha già previsto l’erogazione della propria quota (circa 300 milioni di euro) per la realizzazione di una stazione a Piazza Venezia, che sia di capolinea o di passaggio dovrà deciderlo la politica. Raggi e Meleo però si fermano al Colosseo e, al massimo, di un tronchino di scambio sotto via dei Fori Imperiali, e se si parla del Cipe, loro rispondono: “Si può valutare anche l’acquisto di nuovi treni“.
Il fatto che sul futuro dell’opera ci sia una diversità di vedute lo dimostra la dichiarazione a margine del presidente di Roma Metropolitane, Pasquale Cialdini, nominato a dicembre proprio da Raggi: “Ne stiamo discutendo con l’amministrazione e sono questi i lavori in corso a livello progettuale. Quale e’ la soluzione migliore per arrivare a Ottaviano? Il minimo minimo è arrivare a piazza Venezia”. E ancora: “Se Venezia rimanesse stazione di testa costerebbe molto di più, quindi se vogliamo risparmiare dovrebbe essere un passante. Stiamo concertando questi studi anche con il Ministero dei Trasporti, perché questa opera si regge con il 70% dei fondi dello Stato, il 12% della Regione e solo il 18% del Comune”.
SAN GIOVANNI E I PROBLEMI TECNICI – Questo per il futuro, perché la tabella di marcia dice che la stazione Colosseo/Fori verrà inaugurata al più presto nel 2022. Invece, per il 2017 c’è da portare a dama la sfida di San Giovanni. La grande beffa di questa inaugurazione – causata di evidenti errori progettuali operati negli anni precedenti – è che la frequenza dei treni il giorno del taglio del nastro sarà di 7 minuti per la tratta “breve” Alessandrino-San Giovanni e ben 14 minuti per quella “lunga” Monte Compatri/San Giovanni.
Questo perché il tronchino di manovra previsto sotto via Sannio “non sarà pronto prima di uno-due anni” e attualmente i treni devono andare a girare a Malatesta, ben 4 fermate prima. “Ma una volta realizzato i tempi si dovrebbero abbassare”. Non solo. A causa di prescrizioni apposte dai vigili del fuoco ormai 4 anni fa, non è stato ancora possibile completare il tunnel di interconnessione fra la fermata della linea C e quella della linea A, così i passeggeri dovranno risalire al piano dei tornelli, attraversare uno spiraglio provvisorio ancora nascosto e arrivare finalmente alla banchina della metro rossa. “Per un primo periodo – ha confermato Meleo – i passeggeri saranno costretti a timbrare due volte, ma non dovranno pagare un altro biglietto”.
Infine, la questione della cosiddetta “portata”: ad oggi, la linea A dovrebbe accogliere a San Giovanni almeno 40mila dei 60mila passeggeri al giorno che utilizzeranno a C, ma la frequenza di 4 minuti sulla metro rossa e le dimensioni ridotte delle banchine della fermata snodo lasciano perplessi i trasportisti. “Prevediamo di aggiungere dei treni alla linea A”, ha risposto Meleo.
“ARCHEOSTAZIONE”, MA SOLO IN ITALIANO – Una giornata di festa, dicevamo, nonostante i dubbi sul futuro e i tanti errori del passato. La stazione di San Giovanni è oggettivamente bellissima. Gli scavi, durati circa 3 anni, hanno consentito di esplorare una stratigrafia di oltre 20 metri di profondità, con il ritrovamento di testimonianze della presenza umana e della storia della città su una superficie complessiva di quasi 3.mila mq. Sui pannelli è stata fatta una schematizzazione dei periodi storici – ha spiegato Rossella Rea della Soprintendenza speciale per il Colosseo – abbiamo trovato un enorme bacino di reperti appartenenti all’impianto idraulico. Ma anche reperti naturali. L’impianto d’irrigazione rinvenuto è di prima età imperiale e il canale di tufo, rinvenuto completamente ricoperto da tavole di legno, si è mantenuto in ottime condizioni”.
“Metro C è tra le più moderne e tecnologiche metropolitane in esercizio a livello europeo, grazie a un sistema di conduzione automatica senza macchinista a bordo gestito dal centro di controllo del deposito Graniti”, ha invece affermato Fabrizio Paolo di Paola, amministratore delegato di Metro C. Il caso però lo solleva, ancora una volta, Virginia Raggi: “Colgo l’occasione per raccogliere due inviti: da un lato implementeremo in più lingue i pannelli illustrativi, almeno in inglese, per aiutare anche i visitatori stranieri a leggere e comprendere. L’auspicio più grande è quello che si vada presto verso l’apertura per farla diventare funzionante e fruibile a tutti. Collaboreremo come amministrazione per completare anche le altre stazioni programmate e ad un’implementazione generale della rete del trasporto pubblico”.