Fra le esperienze afferenti al cosiddetto Rinascimento latinoamericano, quella dell’Ecuador si è caratterizzata per una particolare enfasi sui diritti di cittadinanza e sulla contrapposizione nei confronti delle multinazionali che tradizionalmente hanno operato nel Paese, al pari che in molti altri, sfruttando le risorse con il beneplacito di un’oligarchia corrotta che si accontentava di qualche mancia dei padroni internazionali. E’ nota ad esempio la lotta, condotta anche sul piano legale, nei confronti di multinazionali come la Chevron e la Texaco, colpevoli, negli anni dal 1964 al 1990, del massiccio inquinamento che ha portato alla diffusione di malattie mortali tra la popolazione specie indigena.
La situazione è radicalmente cambiata con l’avvento di Alianza Pais e la presidenza di Rafael Correa. La nuova Costituzione, adottata nel 2008, contiene principi estremamente avanzati in tema di diritti sociali e di controllo delle attività d’imprese che vengono finalizzate al raggiungimento del bene comune. Uno dei settori nei quali maggiormente interessante è stata l’elaborazione normativa e l’azione amministrativa è quello del rispetto della concorrenza e della tutela dei diritti del consumatore. In tale settore la Costituzione detta disposizioni dettagliate e stringenti come gli artt. 52-54, che affermano i diritti dei consumatori a prodotti di qualità. Del pari l’art. 336 prevede che lo Stato intervenga per assicurare la trasparenza ed efficienza dei mercati. Si tratta di concetti affermati, in teoria, da certi teorici del liberismo, ma che in pratica vengono smentiti dal funzionamento concreto dei mercati, specie nell’attuale era di capitalismo oligopolistico o monopolistico, e per affermare i quali quindi occorre una serrata vigilanza sui comportamenti delle imprese.
Per rendere possibile tale controllo la legge ecuadoriana ha stabilito la creazione di un ente apposito, la Sovraintendenza per il controllo del potere dei mercati, con a capo il brillante economista Pedro Paez. L’ente in questione, nell’adempimento del suo mandato, ha irrogato varie multe di notevole entità nei confronti dell’impresa Conacel, di proprietà del multimiliardario messicano Carlos Slim, per aver contravvenuto a varie disposizioni di legge. La reazione di Slim e del suo staff è stata quella di presentare una querela per diffamazione nei confronti di Paez, mirando evidentemente a intimidire l’azione dei poteri pubblici e a cercare un varco nel sistema giudiziario ecuadoriano, avvalendosi del potere deterrente costituito dall’enorme capitale che ha a disposizione.
Il giudice parrebbe, almeno per il momento, dato ragione a Paez, che ha dimostrato la veridicità delle sue affermazioni. E’ d’altro canto davvero sconcertante e kafkiano che un funzionario pubblico sia chiamato a rispondere penalmente delle attività cui è tenuto per dare applicazione alla Costituzione e alle leggi dello Stato per il quale lavora. L’azione di Slim si inserisce d’altronde in una complessa e difficile fase di transizione, alla vigilia (domenica prossima) del secondo turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali, che vedono contrapposti il candidato di Alianza Pais, Lenin Moreno, e un industriale espressione della destra economica e politica del Paese, Guillermo Lasso [nella foto]. Quest’ultima vorrebbe approfittare dei venti di restaurazione neoliberista che soffiano un po’ ovunque in America Latina ma non è detto che riesca a far tornare l’Ecuador in mano ai vecchi padroni di sempre: oligarchie e multinazionali.
Esprimere in questa situazione solidarietà a Pedro Paez, consentendogli di continuare e approfondire il suo importante lavoro, significa valorizzare la parte migliore di un’esperienza costituzionale e di governo caratterizzata da contenuti molto avanzati e permettere l’ulteriore evoluzione di questa azione di governo nella direzione auspicata dalla nuova Costituzione dell’Ecuador, consolidando e ampliando i diritti dei cittadini. Un appello in questo senso è stato promosso da varie associazioni di giuristi.