Il loro obiettivo era quello di costruire una rete di distribuzione per produzioni cinematografiche, letterarie e musicali indipendenti e di interesse sociale. Una piattaforma, insomma, dove riscrivere le regole del mercato e dare spazio all’attualità. Così, un gruppo di giovani bolognesi ha fondato Open Ddb, la prima piattaforma etica online che pubblica on demand le opere Creative commons di registi, musicisti e scrittori da tutta l’Europa. Film, libri, musica, documentari e inchieste giornalistiche, cioè, che gli utenti possono acquistare direttamente tramite il sito web, e che ricorda, in forma più ridotta, la piattaforma di distribuzione Netflix.

A differenza dell’azienda americana, però, per accedere ai contenuti di Open Ddb non è necessario sottoscrivere un abbonamento. “Attraverso la nostra piattaforma – spiega Andrea Paco Mariani, tra i fondatori del progetto – lo spettatore può scaricare direttamente sul proprio computer i film e i libri grazie a una piccola donazione libera e senza pagare un prezzo prestabilito. L’obiettivo del catalogo, infatti, è quello di far circolare le storie che raccoglie, e la cifra pagata in cambio viene utilizzata per mantenere la sostenibilità del sito e ripagare l’autore”.

Il meccanismo di Open Ddb ricorda il crowdfunding, e cioè si basa sul concetto di partecipazione, più che di vendita. “Effettuando una donazione, infatti – racconta Mariani – l’utente permette alla piattaforma di continuare a esistere, e all’autore del film o dell’inchiesta giornalistica di sostenersi economicamente”. Non tutti gli utenti donano la cifra consigliata dal sito: c’è ad esempio chi versa un solo centesimo, ma, sottolinea Andrea, c’è anche chi dona molto di più di quanto indicato.

“Abbiamo ricevuto anche donazioni significative, che di fatto controbilanciano i contributi più bassi versati da chi magari non può permettersi nemmeno i 4 euro richiesti per scaricare un documentario. Ed è esattamente questo l’obiettivo a cui aspiravamo quando abbiamo deciso di fondare Open Ddb: creare, cioè, uno spazio dove la cultura fosse accessibile a tutti, anche a chi ha difficoltà finanziarie. Siamo in tempo di crisi, è vero, ma cultura e informazione non possono essere sacrificate all’economia”.

Le donazioni ricevute, quindi, vengono ripartite semestralmente: il 50% dell’importo all’autore, il 30% per sostenere le spese logistiche relative all’acquisto, come la spedizione, la fatturazione e la quota trattenuta da Paypal, e il 20% al portale di Open Ddb.

Inaugurato a novembre, a oggi il sito raccoglie oltre 120 opere creative dirette da 80 registi, scrittori e musicisti. Ci sono produzioni italiane, ma anche lavori provenienti dall’Europa, come Francia, Inghilterra e Belgio, tutte sottotitolate in italiano, francese e inglese. “La piattaforma stessa è fruibile nelle tre lingue. Intenzione della videoteca è infatti aprirsi al resto del mondo mettendo in rete tutte le produzioni indipendenti che difficilmente riuscirebbero ad accedere al mercato tradizionale”.

Ampio spazio è dedicato ai documentari, che raccontano soprattutto storie dal contenuto sociale, e lavori di inchiesta e denuncia. Tra gli altri, ad esempio, ci sono E’ stato morto un ragazzo, il documentario vincitore del David di Donatello del regista Filippo Vendemmiati, Fondi rubati all’agricoltura, l’inchiesta giornalistica che denuncia come i finanziamenti europei destinati ai contadini finiscano nelle mani della mafia, e i libri della Bébert edizioni.

“Rispetto alle altre piattaforme on demand, insomma – sottolinea MarianiOpen Ddb si propone come una scelta etica e responsabile”. Nata a Bologna dall’evoluzione del progetto Distribuzioni dal basso, che nel 2013 ha lanciato, primo in Italia, il catalogo dell’on demand indipendente, infatti, il progetto, oltre a diffondere la cultura, mira a costruire una community internazionale a cui anche gli esordienti possano rivolgersi per promuovere le proprie opere.

“I contenuti del sito Open Ddb sono tutti rilasciati in licenza Creative commons, che più che tutelare l’opera, ne favorisce il più possibile la circolazione. Una scelta strategica volta sempre alla condivisione senza limiti della cultura. Questo vuol dire che l’utente è libero di condividerne il contenuto (in tutto o in parte) senza chiederne l’autorizzazione all’autore, a condizione che non ci sia fine di lucro”.

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