Cronaca

Terremotati in piazza a Montecitorio: “Risposte dal governo o fermiamo il Paese”. Salaria bloccata ad Arquata e Amatrice

La “ri-scossa dei terremotati”, questo il nome della manifestazione: presìdi davanti alla Camera e nei luoghi colpiti dal sisma. “Ci avevano promesso di non lasciarci soli, hanno mentito. Nessuno interviene”. Gentiloni: "Impegno per il sisma per noi è la priorità assoluta"

“Vogliamo una risposta entro una settimana da parte del governo e dei capi dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, altrimenti non ci spostiamo più dalla Salaria e bloccheremo il Paese”. L’aut aut dei terremotati arriva in piazza a Montecitorio, dove – armati di fischietti e striscioni – chiedono un rapido intervento di governo e istituzioni. E il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, parlando a Cernobbio, conferma “e si vedrà con l’approvazione del Def, che l’impegno per il terremoto è una priorità assoluta e l’affronteremo con l’impegno e le risorse necessarie”.

Da La terra trema, noi no e Quelli che il terremoto sono tanti i comitati del Centro Italia che partecipano alla manifestazione La ri-scossa dei terremotati, che è in corso anche in dieci comuni colpiti dal sisma. I manifestanti hanno bloccato la Salaria ad Arquata e a Torrita, frazione di Amatrice. E a Roma, tra le felpe di Amatrice e Accumoli e le magliette ‘Daje Marche’, si vedono striscioni contro la rivista Charlie Hebdo (che pubblicò una discussa vignetta sul terremoto), o “Abbandonati da 37 mesi senza casa, lavoro e soldi”. In piazza anche dei figuranti in abiti dell’Antica Roma: “Noi – si legge nel loro cartello, abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?”. Tutto per sollecitare le istituzioni a ricostruire, a dare seguito alle promesse.

“Sono passati sette mesi di parole – si è sfogata davanti alle telecamere di SkyTg24 Francesca Mileto, tra i coordinatori dell’iniziativa che si sta svolgendo in contemporanea in altre dieci comuni del cratere – e c’è ancora gente che dice ‘bravi’, ma che cosa hanno fatto? Non hanno fatto niente. Nemmeno rispetto per i morti. Non c’è bisogno che vi mandiamo un invito. Avete rotto le p… dovete stare in mezzo al popolo“. E continuano: “Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c’è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi – spiegano – manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l’anno nel decreto non c’è. Siamo stanchi di parole: se non otterremo risultati concreti bloccheremo il Paese”.

I portavoce delle associazioni aggiungono che “tutta Italia è solidale con noi” e avanzano la richiesta di “un cronoprogramma ufficiale. Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi“.