Avevano offeso pesantemente e in modo pubblico un’insegnante, alcuni anni fa, quando erano all’ultimo anno di una scuola superiore di Treviso. Adesso dovranno chiederle scusa utilizzando lo stesso canale utilizzato per colpirla, Facebook. È questo il senso dell’accordo raggiunto in Tribunale che consentirà di escludere la punibilità per il reato di diffamazione di due ragazze, che ora hanno quasi finito l’università. Una lettera in cui spiegano agli amici che non volevano offendere la professoressa, alla quale avevano riservato epiteti nient’affatto lusinghieri.

La decisione è stata presa dal giudice dell’udienza preliminare Bruno Casciarri, davanti al quale sono comparse le due indagate, con i loro avvocati, Arianna Salvalaio e Fabio Geremia. L’insegnante, che è ancora scossa per la vicenda, ha preferito non presentarsi, affidandosi all’avvocato Fabio Capraro. L’accordo prevede un modesto risarcimento, ma soprattutto la lettera di scuse. “Mi aspetto che scrivano in modo chiaro di essere dispiaciute per quelle parole e di aver capito che un’offesa è ancor più grave se viene pronunciata sui social – dichiara l’insegnante – Quelle frasi sono state portate a conoscenza di tanta gente. Il danno che mi hanno fatto, dopo una vita trascorsa ad insegnare, è stato molto grave”.

La dichiarazione del giudice, che esclude la punibilità per particolare tenuità del fatto, è possibile grazie all’articolo 131 bis. Una norma introdotta nel codice penale nel 2015 e che può essere applicata solo per pene detentive che non superino i cinque anni quando il comportamento non è abituale. La Procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione, a cui si era opposto il legale della parte offesa. “Se questa denuncia viene archiviata sarà possibile d’ora in poi scrivere qualsiasi cosa su Facebook”, ha argomentato l’avvocato Capraro. La soluzione è in qualche modo di compromesso. Evita una condanna alle ragazze che frequentavano l’Istituto tecnico Mazzotti, ma restituisce una riparazione morale anche all’insegnante.

Nel giugno 2013 la docente era presidente di una commissione d’esame alla maturità. In attesa della prova, le ragazze postarono i commenti su Facebook, attribuendole comportamenti sconvenienti. “E’ una gran…”, avevano scritto. E ancora: “Auguri. Solamente auguri. È la prof più… che esista a Treviso. E lo dico io che le stavo anche simpatica… Auguri davvero”. Il risultato fu la denuncia per diffamazione. Dopo quattro anni, visto che le parti non avevano raggiunto un accordo che portasse alla remissione della querela, è arrivato l’orientamento del giudice che dichiarerà la non punibilità, a patto che su Facebook si ripari la lesione all’onore.

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