"L'operazione Articolo 1 è stata sbagliata, sarà sempre un partito confinato in una posizione di minoranza", ha detto il ministro della giustizia e candidato alla segreteria dei dem ai microfoni di Lucia Annunziata. "In questa fase - ha aggiunto - c'è la tentazione a correre dietro ai populisti, forse anche per prendere qualche voto"
I compagni scissionisti che hanno fondato Democratici e progressisti? “Tifano Matteo Renzi perché così credono di giustificare la bontà della loro iniziativa”. Parola di Andrea Orlando, uno che è politicamente cresciuto al seguito di Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. È anche per questo motivo che l’attacco lanciato agli ex dem dal ministro della giustizia e candidato alla segreteria del Pd suona quasi come inaspettato. “L’operazione Mdp è stata sbagliata, sarà sempre un partito confinato in una posizione di minoranza, il Pd è nato con una vocazione maggioritaria“, ha detto Orlando intervistato da Lucia Annunziata a In Mezz’ora su Rai Tre.
Ma non solo. Perché il guardasigilli ha criticato la linea di Bersani, che da segretario del Pd lo aveva nominato responsabile nazionale giustizia dei dem. “Non condivido l’analisi di Bersani, continua a inseguire i 5 stelle che poi gli rispondono chiaramente in ogni occasione. Noi siamo alternativi sia ai 5 stelle che alla destra, non recuperiamo elettori facendo la corte ai 5 stelle. E poi il terreno anti europeo che insegue il Movimento 5 stelle lo dobbiamo scansare come la peste“, ha spiegato Orlando. “In questa fase – ha aggiunto – c’è la tentazione a correre dietro ai populisti, forse anche per prendere qualche voto in più alle primarie ma va bene parlare male dell’Europa che non funziona ma non bisogna dare la colpa alla tecnocrazia che si è impossessata del centro della scena perché se lo ha fatto è colpa della politica, anche progressista, che non ha fatto il suo mestiere”.
Poi il ministro della Giustizia è tornato a criticare le condizioni in cui si è svolto il tesseramento del Pd in alcune parti d’Italia. “In poche ore – ha raccontato – in alcuni circoli ci sono state centinaia di iscritti e non credo sulla base di un improvviso entusiasmo, io esprimo preoccupazione. Io credo che tutto sia regolare ma voglio dire che quando in un circolo l’ultimo giorno utile si iscrivono 6-700 persone, poi il dibattito lo fanno in 6-7 e vanno a votare in 300, non credo che sia il partito che vogliamo. Ho scelto la linea di non presentare ricorsi“.
Spazio anche alla legge elettorale. L’aspirante segretario del Pd vuole “evitare lo scenario che vede il Pd alleato con Silvio Berlusconi“, ma è anche tornato ad attaccare il caso Palermo, dove i dem non hanno presentato il proprio simbolo per allearsi con Angelino Alfano. “Sono scenari che non prendo neanche in considerazione”, ha detto Orlando che poi ha rilanciato il suo sostegno ad una legge elettorale che assegni il premio di maggioranza alla lista. “Io lo auspico da molto tempo ma per il momento mi risulta che la posizione del partito sia per il Mattarellum“, ha spiegato riferendosi alle dichiarazioni di Maria Elena Boschi, che poco prima aveva detto a Sky Tg24 di essere a favore del premio di maggioranza. “Lo prendo come un fatto positivo, significa che non siamo più inchiodati soltanto sulla posizione del Mattarellum”.
All’intervista della Boschi ha replicato anche Barbara Pollastrini, che è presidente del comitato elettorale dello stesso Orlando. Le parole della deputata Pd, però, sono più dure rispetto a quelle del guardasigilli. “Per la legge elettorale il metodo è divenuto sostanza. Ripetere gli stessi errori dopo la disastrosa prova del referendum e dell’Italicum significa non aver capito quanto è avvenuto. Un briciolo di umiltà aiuta in politica e in ogni lavoro”.