“Centinaia di pagine su Facebook inneggiano al fascismo. Perché dopo le segnalazioni dell’Anpi non vengono chiuse? Nel nostro ordinamento l’apologia di fascismo è reato, non si possono tollerare queste pagine, come se trattassero di cucina o di amenità“. E’ il duro monito pronunciato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, in una intervista ad Alessio Falconio, per Radio Radicale. “Ho scritto a Mark Zuckerberg per chiedergli perché su Facebook non vengono chiuse queste pagine” – afferma Boldrini – “Da che parte sta Facebook? I social media oggi hanno uno straordinario potere, quello di condizionare l’opinione pubblica e, a detta degli esperti, anche di determinare gli esiti elettorali. Non basta che Facebook dica a parole che non c’è spazio per l’odio” – continua – “o che è contro le discriminazioni o che crede in questo strumento per ‘connecting people’. Deve anche mettere in atto misure che contrastino i fenomeni di odio che invece sono dilaganti, specialmente verso alcune categorie, le donne in primis. Noi donne non possiamo accettare di essere massacrate sul web, umiliate costantemente e trattate in un modo sprezzante, dopo aver fatto decenni di battaglie per i nostri diritti“. E sottolinea: “Vorrei che da parte di Facebook e degli altri social media ci fosse una presa di posizione chiara e coerente con le misure che poi vanno a prendere. L’Italia è un Paese che ha 28 milioni di utenti di Facebook. Quindi, bisognerebbe avere nel nostro Paese un ufficio operativo di Facebook, che invece non esiste, a sostegno degli utenti. Ad oggi è molto complicato interloquire con la piattaforma, e intanto la notizia gira, la falsa informazione fa i suoi danni e l’odio dilaga“. La presidente della Camera affronta anche il tema delle “fake news” sul web: “Le bufale sono pericolose, non sono goliardate, non sono cose da ragazzi. Sono decise a tavolino e chi le organizza vuole guadagnarci soldi e ha l’intento di creare caos e di danneggiare la collettività. Alcuni hanno poi l’obiettivo di screditare le persone. Sono una minaccia per la libertà e la democrazia. Si deve insegnare la cultura della verifica, cioè di non credere a tutto ciò che è in Rete. I ragazzi sono bravi a ‘smanettare’ ma non po’ meno a esercitare senso critico riguardo a quello che c’è in rete”. E spiega: “Ho istituito una commissione Internet, che ha elaborato una carta dei diritti e dei doveri di internet. E devo ringraziare il professor Rodotà che si è molto speso su questo progetto. Dopo che quella carta è diventata una mozione approvata all’unanimità dalla Camera stessa, adesso la commissione ha iniziato un tour nelle scuole in modo da passare questa conoscenza sia agli insegnanti sia ai ragazzi, per insegnar loro la cultura della verifica, cioè a non credere a tutto quello che è sulla rete”