Addio Radley Metzger. Il re del porno-chic è morto a New York City. Aveva 88 anni e fin dai primi anni sessanta, quando ancora in un film bastava la simulazione di un atto violento o sessuale accennato in campo per scatenare le ire censorie, intuì le potenzialità di liberazione della visione e dei costumi rispetto al sesso davanti all’obiettivo della macchina da presa, coniugando teoria e pratica della Nouvelle Vague allora imperante. Dapprima marines nella guerra di Corea, poi tornato negli Usa, costa Est, lui che era nato nel 1929 nel Bronx newyorchese, diventò negli cinquanta responsabile del montaggio di molti trailer di film europei d’essai importati negli Stati Uniti, tra cui quelli di Fellini, Godard, e Bergman. Folgorato dai canoni espressivi rivoluzionari dei ragazzacci dei Cahiers, finiti subito a fare i registi, importò anche un’idea di cinema erotico, o softcore, che si materializzerà nell’importazione dei primi clandestini film erotici europei e che realizzerà autonomamente a partire dai primi anni sessanta con una sua casa di produzione, la Audubon Films.
Messa in scena raffinata, script complessi e articolati, attori e soprattutto attrici bellissime, angolazione dell’inquadratura spesso a disegnare spigoli per fuori vista e fuori campo essenziali e funzionali a non incappare nel X-Rated, la filmografia di Metzger inizia praticamente con The Dirty Girls (1965), storia di due prostitute, una Parigi e l’altra a Monaco, narrata con una voce fuori campo modello mondo-movie e con tanti piccoli cenni a pratiche BDSM e lesbo, giustamente relegati fuori campo. Metzger inizia a girare diversi film in Europa, e almeno un paio in Italia: Camille 2000 (1969) che ha l’Argentario e il grossetano come sfondo delle avventure erotiche di Marguerite, eroina altolocata tratta nientemeno che da La signoria delle camelie di Dumas; e Esotica Erotika Psicotika (1970) in mezzo alle bellezze del castello Piccolomini di Balsorano in Abruzzo.
Ma è con Score nel 1974, scambi di coppia per almeno metà film anche con accoppiamenti donna/donna e uomo/uomo, che il nome di Metzger finisce di diritto tra i preconizzatori del porno, genere totalizzante che non tarderà ad arrivare di lì a pochi anni, oltretutto travolgendo lui e tutti i suoi colleghi softcore. L’affermazione arriva infine con The Opening of Misty Beethoven (1977) e ancor di più con The Image (1975) dove si trovano ampi stralci di pratiche sadomaso e una fellatio in automobile dove “si vede tutto”. Tra la fine degli anni settanta e all’inizio degli ’80 Metzger mette nel cassetto velleità artistiche rivoluzionarie e gira titoletti thriller e horror, ma il cinema non ha più bisogno di lui e nonostante la ribalta di diverse recentissime retrospettive “depuratrici” la sua poetica è stata dimenticata perfino nei dizionari più attenti del sesso nel cinema.