Nelle carte della procura di Vibo si legge di viadotti che rischiano di crollare perché costruiti in zone a rischio idrogeologico e senza un adeguato studio idraulico. Ma anche lavori fatti “in economia” per far lucrare le società che si erano accaparrate l’appalto. In manette sono finiti imprenditori e funzionari dell’Anas (4 in carcere e 5 ai domiciliari)
Nove persone arrestate e sequestri per 13 milioni di euro. È scattata stamattina all’alba l’operazione “Chaos” della guardia di finanza coordinata dalla procura di Vibo Valentia. L’inchiesta è il seguito dell’indagine che, nel maggio scorso, aveva portato al sequestro di 8 chilometri dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto tra gli svincoli di Mileto e Rosarno.
In manette sono finiti imprenditori e funzionari dell’Anas (4 in carcere e 5 ai domiciliari) accusati di frode in pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni di ente pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti, abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa nei confronti di Gregorio Cavalleri, Domenico Gallo, Maurizio Panarello, Carla Rota, Vincenzo Musarra, Giovanni Fiordaliso, Salvatore Bruni, Consolato Cutrupi e Antonino Crupi.
Nelle carte della procura di Vibo si legge di viadotti che rischiano di crollare perché costruiti in zone a rischio idrogeologico e senza un adeguato studio idraulico. Ma anche lavori fatti “in economia” per far lucrare le società che si erano accaparrate l’appalto. Al centro dell’inchiesta, infatti, c’è la realizzazione di viadotti costruiti sul letto del fiume Mesima che rischia, adesso, di scalzare i piloni delle strutture. Un appalto complessivo di circa 61 milioni di euro sul quale gli imprenditori ai quali l’Anas aveva assegnato i lavori sono riusciti, secondo il procuratore Bruno Giordano e il pm Benedetta Callea, a beneficiare di somme non dovute per quasi 13 milioni di euro.
Il quadro riscontrato dalle fiamme gialle, infatti, ha consentito alla dda di dimostrare molte irregolarità nelle pubbliche forniture, ma anche false certificazioni di lavori mai effettivamente eseguiti, alterazioni della contabilità dei lavori, omissioni (da parte dei funzionari dell’Anas) di verifiche e controlli. Nonostante sia sotto sequestro da quasi un anno, era stata concessa la “facoltà d’uso” per il tratto autostradale da Mileto a Rosarno che è rimasto sempre aperto.
Eppure nella perizia c’è scritto che “il rischio di esondazione del fiume Mesima e, di conseguenza, di inondazione della strada provinciale 58 e di tutte le strade interpoderali e di cantiere in prossimità dell’opera autostradale è concreto e attuale ed è causalmente riconducibile sia alla mancata e inadeguata previsione delle opere a difesa della cantierizzazione dei lavori in alveo da parte dell’impresa costruttrice”. Per eseguire i lavori, è stato modificato addirittura il percorso del fiume, “oggi pericolosamente incidente sulle pile in alveo”.
Il 22 dicembre scorso, il premier Paolo Gentiloni aveva annunciato la fine dei lavori di ammodernamento dell’A3 ribattezzandola A2. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il presidente dell’Anas Gianni Armani, nella stessa giornata, avevano percorso la Salerno-Reggio Calabria con i giornalisti. Non avevano evidentemente calcolato i lavori che serviranno per ricostruire quelle opere che i magistrati dell’inchiesta “Chaos” definiscono potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.