L’inchiesta sulle presente tangenti intorno all’appalto per le pulizie dell’ospedale Santobono di Napoli rischia di costare cara a Manutencoop: l’estromissione da tutte le gare e gli appalti pubblici. La procura di Napoli ha infatti chiesto il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per il colosso emiliano delle coop specializzato in servizi di manutenzione. Tecnicamente si chiama “richiesta di applicazione di misura interdittiva” per responsabilità amministrativa. È prevista e regolata dagli articolo 45 e 47 del decreto legislativo 331/2001, segue regole simili a quelle della richiesta di interdizione dai pubblici uffici per un politico o un dirigente pubblico: va discussa in contraddittorio con l’interessato, sia esso persona fisica o società giuridica.
Il gip Mario Morra ha deciso di aspettare la notifica degli arresti e non ha fissato l’udienza, per non rendere pubblici e conoscibili prima del tempo agli indagati, alcuni dei quali dirigenti di Manutencoop, gli atti dell’inchiesta in corso. “La fissazione dell’udienza camerale – scrive infatti il giudice terzo – dovrà tuttavia necessariamente seguire l’esecuzione della presente ordinanza, di talché occorre riservarsi sul punto”. La stessa richiesta interdittiva è stata avanzata anche per la società Euroservizi di Pietro Coci. È la società che si è aggiudicata in associazione temporanea d’impresa con Manutencoop l’appalto del polo pediatrico oncologico partenopeo. Coci è l’uomo che ha svelato ai pm l’esistenza – tutta da dimostrare – del “sistema del 2%”, l’importo della tangente che Manutencoop elargirebbe come “prassi” su tutti gli appalti conquistati. L’imprenditore napoletano è indagato per corruzione, sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora. Nei due interrogatori resi davanti al pm Henry John Woodcock il 26 maggio e il 6 giugno 2016, i verbali accennano anche ad accuse di “voto di scambio” nei suoi confronti. Ma le pagine di queste vicende sono omissate. E non ce n’è traccia nell’ordinanza del giudice.