Non solo i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Ora sono accusati di omicidio volontario per la morte di Emanuele Morganti anche altre cinque persone, indagate finora solo per rissa. Si tratta di Franco Castagnacci, padre di Mario, e di quattro buttafuori del locale ‘Mirò’ dove cominciò la lite poi sfociata nel pestaggio mortale del giovane. Lo riferisce all’Ansa il legale di uno di loro. Stessa accusa anche per un’ottava persona, iscritta nel registro degli indagati domenica scorsa. Martedì ad Alatri c’è stato un nuovo sopralluogo dei Ris in piazza Regina Margherita, il luogo dell’aggressione del branco.
Le ulteriori verifiche dei carabinieri del Reparto investigazioni speciali sono scattate nell’ambito dell’inchiesta che ha già portato in carcere Castagnacci e Palmisani con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi, ora estesa anche agli altri sei indagati. Gli investigatori, in una piazza delimitata da nastri e transenne, hanno lavorato fino a sera ispezionando diverse zone e cercando ulteriori elementi utili alle indagini. Rilievi e verifiche effettuate proprio allo scopo di ricostruire le diverse fasi dell’aggressione.
Intanto rischia il trasferimento il giudice che dispose la scarcerazione di Mario Castagnacci. Il Comitato di presidenza del Csm ha autorizzato l’apertura di una pratica in Prima Commissione, accogliendo la richiesta del laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Il 23 marzo il 27enne e altre tre persone vengono trovate in possesso di 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish durante una perquisizione domiciliare nell’appartamento che dividono a Roma. Immediato l’arresto. La mattina seguente (quindi a poche ore dall’omicidio di Morganti) i quattro si presentano davanti al gip, che convalida gli arresti ma non impone l’osservanza di nessun obbligo. Nonostante la quantità di droga rinvenuta e i numerosi precedenti a suo carico, Castagnacci è libero. Torna ad Alatri e la sera – secondo gli inquirenti – infligge il colpo mortale contro il 20enne di Tecchiena.
Nella sua richiesta al Comitato di presidenza, Zanettin aveva evidenziato “seri interrogativi sulla correttezza dell’iter processuale” che aveva riguardato Castagnacci. “È del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente – aveva scritto Zanettin – che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti”. Relatore della pratica sul caso è il presidente della Prima Commissione di Palazzo dei Marescialli, Giuseppe Fanfani, laico del Pd.