La memoria storica può attendere. Anzi deve attendere, anche se si tratta di ricordare le vittime delle stragi di mafia o di terrorismo politico. E infatti delle iniziative promesse al momento non c’è nulla. Perché, come ha evidenziato il deputato del Pd, Paolo Bolognesi, potrebbero mancare i fondi. I ministri Dario Franceschini (Beni culturali) e Andrea Orlando (Giustizia), divisi nella sfida congressuale, sono uniti nell’immobilismo su un progetto iniziato nel 2015, ma che dopo tre anni procede a rilento: la digitalizzazione del materiale documentario delle associazioni. Con un’aggravante: il governo ha già messo le mani avanti, sostenendo che, comunque vada, il materiale non potrà servire per riaprire casi giudiziari.
Il progetto prevedeva una collaborazione con la Rete per gli archivi per non dimenticare per digitalizzare e quindi rendere disponibile sul web il materiale documentario raccolto da varie associazioni. Tra gli obiettivi fissati c’era la preservazione dei documenti giudiziari dei processi per terrorismo, stragi, violenza politica, criminalità organizzata, visto che l’attuale incartamento è stato giudicato a rischio. Le operazioni da mettere in atto erano connesse alla digitalizzazione dei fascicoli: dalla ricognizione dei faldoni presenti negli archivi di deposito dei tribunali e delle corti d’Assise al trasferimento delle informazioni su supporti digitali, garantendo quindi maggiore sicurezza sulla conservazione. Il risultato sarebbe stato la creazione di banche dati dei processi, rendendoli facilmente consultabili, attraverso il portale www.memoria.san.beniculturali.it già realizzato dalla direzione generale degli archivi, e della Rete degli archivi per non dimenticare. Tutto lodevole, insomma. Il problema è che il materiale resta inaccessibile al pubblico. “Il portale è attualmente consultabile, certo per il riversamento del materiale bisogna attendere il completamento della digitalizzazione, che è un processo lungo trattandosi di molto materiale”, spiega Gino Famiglietti, direttore generale Archivi del ministero. Sui tempi nessuna garanzia: “Ma – ammette il dirigente – per il 2017 c’è stato qualche problema di tipo tecnico. E l’approvazione del bilancio dovrebbe avvenire entro aprile“.
Bolognesi, che è anche presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, ha cercato di vederci chiaro, presentando un’interrogazione: vuole chiedere conto di questi ritardi. La base della sua contestazione è la tempistica dilatata: già nel 2015 il ministero dei Beni culturali e quello della Giustizia avevano siglato un protocollo d’intesa per “avviare iniziative e stanziare i necessari fondi necessari all’attuazione del programma concordato nel triennio 2015-2017”, sottolinea il parlamentare dem, mettendo il dubbio la tempestiva erogazione dei finanziamenti. Ma non solo. C’era la promessa di rinnovare l’impegno per il triennio successivo. Su cui si attendono ancora notizie.