Giuseppe Scorzelli, 45 anni, si è trasferito con la famiglia a Homburg, dove lavora in una residenza per anziani. La molla per partire è scattata alla nascita della figlia: "Lei merita un futuro migliore". Quindi, insieme alla moglie, ha messo in atto il "piano b" ed è soddisfatto. Ma se pensa all'Italia dice: "Il mio Paese non mi ha permesso di restare accanto ai miei genitori"
“La nascita di mia figlia ci ha dato la forza di dire: ‘Basta, lei merita un futuro migliore di questo’”. Basta ai lavori da tre euro l’ora, ai ritardi nei pagamenti, all’impossibilità di progettare un futuro degno di questo nome. Sei mesi fa, quando la loro bambina aveva quattro mesi, Giuseppe Scorzelli e sua moglie hanno caricato la macchina e si sono lasciati l’Italia alle spalle. Destinazione Homburg, Germania.
Nato a Roma 45 anni fa, Giuseppe ha preso il diploma al conservatorio in pianoforte e una seconda laurea con indirizzo cameristico: “A quei tempi sembrava che con questi due riconoscimenti si potesse insegnare nelle scuole, ma non è stato così”, racconta a ilfattoquotidiano.it. Quando ha visto che non era aria si è rimesso in gioco con un master in marketing e organizzazione di eventi in Trentino: “Dopo quell’esperienza ho creato una serie di manifestazioni in giro per l’Italia, dal Festival Florio di Favignana al Progetto IMC in Abruzzo”, ricorda. Esperienze importanti, ma che non sono bastate a segnare la svolta: “Purtroppo i comuni sono allo stremo, quindi spesso ti pagano dopo un anno”, spiega.
Forte della sua passione per la musica e per le sue infinite declinazioni, Giuseppe ha preso una terza laurea in musicoterapia: “In Italia viene insegnata ad altissimi livelli – ammette -, ma purtroppo viene applicata poco e male”. Il primo lavoro in un centro di supporto per bambini autistici gli viene appunto pagato tre euro l’ora: “Se mi si rompeva lo strumento sarei andato in perdita – spiega -, così dopo due anni di sacrifici ho dovuto lasciare”. Il secondo impiego è in un centro per anziani, ma anche lì non si vede ombra di futuro: “Quando è cambiato il presidente della Regione il mio contratto è saltato”, ricorda. E anche per sua moglie le cose non andavano meglio: “Lavorava da 18 anni nella sanità con contratti a tempo determinato, sempre con il rischio che non venissero rinnovati”, spiega.
A quel punto, come sottolinea lui, “abbiamo messo in atto il piano b”. Oltre ai suoi studi Giuseppe poteva contare su un’ottima conoscenza della lingua inglese e tedesca. Quando inizia a mandare curriculum in Germania capisce subito che lì tira tutta un’altra aria: “Innanzitutto ti rispondono, anche per dirti di no – spiega -, io nel giro di poco tempo ho fatto diversi colloqui e alla fine ho scelto di venire a lavorare a Homburg, in una residenza per anziani”.
Qui al lavoro del musicoterapeuta è data una valenza completamente diversa dall’Italia: “Innanzitutto c’è maggiore rispetto per gli anziani – sottolinea – e le strutture sono piene di attività ricreative, dallo yoga ai concerti”. E anche dal punto di vista dell’organizzazione le cose funzionano decisamente meglio: “In Italia la libertà di cui godevo sul lavoro era dovuta solo al menefreghismo, qui invece c’è attenzione per tutto quello che facciamo – spiega -, e il nostro staff si riunisce ogni settimana per valutare le esigenze di ogni singolo utente”.
Anche dal punto di vista economico non c’è partita: “Prendo uno stipendio quasi quattro volte superiore a quello percepito in Italia”, sottolinea. Non solo lavoro, però. La vita a Homburg – clima a parte – va a gonfie vele sotto ogni punto di vista: “La tassazione è più bassa e i servizi funzionano alla perfezione – ammette -, basti pensare che l’autobus arriva in anticipo, se tu sei puntuale rischi di perderlo”.
Di motivi per essere arrabbiato con l’Italia ne avrebbe parecchi, ma l’entusiasmo per questa nuova vita ha preso il posto dell’amarezza. C’è solo una cosa che trova profondamente ingiusta: “Il mio Paese non mi ha permesso di restare accanto ai miei genitori – conclude – e li costringe a veder crescere la loro nipotina su Skype”.