Giovanni Santi racconta a La Stampa: "Progettavano di seppellirmi e bruciare la mia auto". I due proprietari, ora agli arresti, sono convinti sia il responsabile del servizio di Striscia la Notizia sul maltrattamento dei loro cavalli. Durante le indagini i carabinieri hanno trovato uno strumento per somministrare scariche elettriche agli animali
Appeso a testa in giù, con delle grosse forbici puntate sul petto, si è sentito dire: “Adesso ti sbudello come un capretto”. Giovanni Santi, stalliere e istruttore di equitazione di 61 anni, racconta a La Stampa l’inferno passato nelle diverse ore in cui i due titolari di un maneggio di Caluso, nel Torinese, lo hanno torturato fino a pensare di ucciderlo. Salvatore Carvelli, 63 anni, e Camilla Cassina, 29enne, sono ora agli arresti con l’accusa di lesioni, sequestro di persona e tentata estorsione. Pensavano che il loro stalliere fosse il responsabile di una denuncia di maltrattamento di cavalli che aveva portato lo scorso 16 febbraio a un blitz delle guardie zoofile, ripreso e poi mandato in onda da Striscia la Notizia. Tanto è bastato per rapirlo, bastonarlo fino a rompergli le braccia e picchiarlo per ore.
Carvelli, uno dei due titolari, ha pensato di ucciderlo: “Prendiamo un escavatore e lo seppelliamo da qualche parte, la macchina la nascondiamo e poi le diamo fuoco”. Questo sentiva dire lo stalliere mentre era appeso a testa in giù. “Poi lui è uscito, lei mi ha tirato giù e io sono rimasto steso per terra”, racconta al quotidiano torinese. Il tutto è cominciato la mattina, quando la sua datrice di lavoro lo ha invitato a prendere un caffè e gli ha mostrato il video della trasmissione di Canale 5. “Le ho spiegato che avevano sbagliato persona – afferma Santi – io con il servizio di Striscia non c’entro”.
Appena uscito dal locale Carvelli lo ha aggredito con un pezzo di legno, fino a fargli perdere i sensi. Quando lo stalliere si risveglia si ritrova a testa in giù con dolori dappertutto. Il titolare del maneggio tenta di tagliarli le dita con la forbice, spiega Santi, poi la minaccia di morte: “Ti sbudello come un capretto”. E le minacce sono continuate fino a prima degli arresti: “Anche quando siamo usciti dall’ospedale, insistevano con la deposizione che dovevo firmare per scagionarli da tutte le accuse, che sapevano che mia figlia gira spesso per il paese dove abito”, racconta a La Stampa. Sono arrivate una serie di telefonate, poi martedì mattina l’arresto da parte dei Carabinieri.
I militari non hanno solo provveduto ai fermi dei due, ma hanno anche indagato sul loro maneggio a Caluso, dove è stato trovato uno strumento per somministrare scariche elettriche ai cavalli, oltre a numerosi farmaci scaduti. Non solo, il sospetto degli investigatori è che numerose carcasse degli animali siano state smaltite in modo illecito, tanto da disporre la ricerca dei resti con le ruspe. Nel corso delle indagini, infatti, i carabinieri hanno scoperto una serie di inadempienze e irregolarità anche nei certificati che risultano essere di più degli animali presenti. Sono 37 gli animali di cui è in corso l’identificazione attraverso la documentazione trovata.