Con 123 voti a favore, 38 contrari e 38 astenuti, il Parlamento ungherese ha approvato in meno di tre ore di discussone la nuova legge sul Nuovo ordinamento dell’Istruzione Superiore. Il testo prevede che tutte le università straniere in Ungheria debbano avere un campus anche nel loro Paese d’origine. Dei 28 atenei stranieri presenti nello Stato magiaro, solo una non rispetta questo nuovo requisito: la Central European University (Ceu) fondata nel 1991 dal magnate americano di origini ungheresi, George Soros. Per questo l’ateneo, salvo un accordo intergovernativo tra Ungheria e Stati Uniti che dovrebbe concludersi entro due mesi, dovrà bloccare tutte le immatricolazioni a partire dal 1 gennaio 2018 e chiudere definitivamente entro il 2021. La legge ha provocato le proteste di accademici, intellettuali e istituzioni a livello internazionale ed è stata subito ribattezzata “Legge Soros”. La Ceu “imbroglia”, ha dichiarato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orbán, che per primo ha spinto per l’approvazione della proposta legislativa. Ma gli oppositori al voto parlamentare sostengono che questa decisione sia solo l’ultima di una serie di provvedimenti bavaglio contro organizzazioni e istituzioni legate all’imprenditore, oppositore del governo di Budapest.
I membri di Fidesz, il partito dell’attuale premier, sostengono che la legge sia stata proposta per rendere illegale la presunta concorrenza sleale nei confronti delle università ungheresi. La Ceu, ha dichiarato lo stesso Orbán, “imbroglia” millantando un riconoscimento dei propri diplomi anche negli Stati Uniti, nonostante non abbia un suo campus oltreoceano. In realtà, l’ateneo fondato dal miliardario di origini ungheresi, pur non possedendo un suo istituto negli States, è un’università riconosciuta dallo Stato di New York.
A vedere la concorrenza sleale da parte della Ceu sembrano però essere solo i membri del partito di governo. Oltre a numerosi intellettuali, tra cui 14 Premi Nobel, prestigiose università di tutto il mondo come Harvard, politici, organizzazioni umanitarie e istituzioni internazionali che hanno bollato la legge come “assurda” e in piena “violazione della libertà accademica”, anche le organizzazioni delle università ungheresi, quelle che dovrebbero essere le vittime della concorrenza sleale della Ceu, hanno dichiarato il loro sostegno all’università americana: “La Ceu è un centro scolastico molto importante – ha dichiarato Laszlo Lovasz, Presidente dell’Accademia ungherese delle Scienze – ed è un bene che possa svolgere la sua attività a Budapest”. Valori, quelli sottolineati dalle alte personalità ungheresi e internazionali, che vengono riconosciuti anche dai cittadini: oltre diecimila persone sono scese in piazza nei giorni scorsi per protestare contro quella che allora era ancora una proposta di legge che porterà alla chiusura di un’università con circa 1.400 iscritti provenienti da 108 Paesi del mondo.
Nonostante gli studi del premier ungherese al Pembroke College di Oxford, nel 1989, siano stati pagati grazie a una borsa di studio finanziata proprio da Soros, lo scontro tra Viktor Orbán e il miliardario americano dura da tempo e va oltre il campo dell’istruzione. Tra le ultime minacce del governo nazionalista di Fidesz, che per bocca dello stesso premier si vanta di aver creato la prima “democrazia illiberale” in seno all’Unione Europea, c’è quella che vorrebbe “spazzare via” le organizzazione umanitarie legate alla Open Society Foundation (Osf) di Soros, una fondazione che si occupa di finanziare progetti sociali per lo sviluppo e il sostegno alle popolazioni in difficoltà. A dichiararlo è stato Szilard Nemeth, vicepresidente di Fidesz, che ha accusato le organizzazioni umanitarie legate al magnate naturalizzato statunitense di rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale e di tramare contro l’attuale governo in carica. Posizione, questa, che avvicina gli uomini di Orbán a quelli di Jobbik, il partito ultranazionalista e xenofobo che negli ultimi anni ha ricevuto grande sostegno in Ungheria. I militanti di estrema destra, primi a proporre la costruzione della recinzione anti-immigrati lungo tutto il confine serbo-ungherese, sostengono da anni che proprio le ong di Soros offrirebbero sostegno e aiuti ai migranti lungo la rotta balcanica, aiutandoli ad oltrepassare illegalmente il confine ungherese, rappresentando così una delle principali “minacce alla cristianità dell’Europa”.