A vincere l’edizione 2017 del "50 Best Restaurants" è stato l’Eleven Madison Park di New York. Solo due le donne chef presenti al 30esimo e 40esimo posto
Massimo Bottura non è più il primo tra i “50 Best Restaurants” al mondo. Il “declassamento” al secondo posto dello chef modenese è stato annunciato durante la premiazione della controversa ma influentissima classifica dei The World’s 50 Best Restaurants tenutasi a Melbourne, in Australia. A vincere l’edizione 2017 è stato l’Eleven Madison Park di New York. Il locale di Daniel Humm e Will Guidara, trasformato negli ultimi anni da lezioso bistrot à la carte in lussuoso e celebrato ristorante tre stelle Michelin e oltre 300 dollari (tasse e bevande escluse) a commensale, ha scalato dal quinto posto in classifica del 2015 al terzo nel 2016, fino alla vetta di quest’anno. La Francescana di Bottura cede il primato tanto guadagnato con merito l’anno scorso confermando l’effimera vetrina di questa manifestazione ipersponsorizzata ed elogiata dalle riviste del settore, ma più volte contestata da diversi addetti ai lavori (1500 i votanti tra cuochi, critici enogastronomici, e ristoratori) soprattutto per la “non norma” che prevede il voto ad un ristorante senza aver documentato la propria presenza tra i tavoli del locale medesimo.
Bottura e Humm si sono comunque abbracciati dopo che il primo gradino del podio è stato svelato in diretta mondiale. Al terzo posto l’intramontabile ristorante spagnolo El Celler de Can Roca di Girona dei fratelli Roca: secondo nel 2016, e primo nel 2015, che tra i locali pluristellati risulta essere anche quello più abbordabile in termine di prezzi (sotto i 200 euro a persona). Quarto l’altrettanto abbonato ai piazzamenti alti della classifica, il Mirazur di Mentone in Francia diretto dallo chef argentino Mauro Colagreco. Sorpresa non da poco, soprattutto per la provenienza geografica, del Gaggan di Bangkok, Thailandia, che passa dal 23esimo posto dell’anno scorso al settimo di quest’anno, grazie alla cucina dell’omonimo giovane chef Gaggan Anand, che prevede una straordinaria variante ai menù blindati di fronte al commensale vegetariano. Tra gli italiani si segnalano l’entrata nella top 50 di Niko Romito con il suo Reale di Castel di Sangro (L’Aquila), che rispetto allo scorso anno scala dalla 84esima al 42esima posizione. Anche il Le Calandre di Massimiliano Alajmo sale di 10 posizioni dalla 39esima alla 29esima, e anche il Piazza Duomo ad Alba di Enrico Crippa macina un paio di posizioni rispetto al 2016 passando dalla casella 17 alla 15.
Alcune curiosità: la Spagna piazza tre ristoranti nella top ten; Parigi segna ben cinque restaurant nella top 50 compreso il costosetto (sui 400 euro a persona) Plaza Athénée di Alain Ducasse; infine il danese Noma, dello chef René Redzepi, colui che dopo il molecolare ha piazzato perfino insetti nel proprio dinamico menù, dal quinto posto del 2016 esce dalla top 100 in attesa di aprire la nuova sede sempre a Copenaghen, e divertendosi intanto a deliziare i palati messicani di Tulum. E le donne? In un settore maschilista come forse nemmeno l’industria tessile dell’ottocento ci sono solo due signore chef: al 30esimo posto Elena Arzak, che condivide il ristorante Arzak di San Sebastian in Spagna con il fratello Juan Mari; e in solitaria, al 40esimo posto, la messicana Daniela Soto-Innes che ha conquistato Manhattan con i suoi piatti preparati al Cosme.