Invece di distruggere la droga che i colleghi avevano sequestrato, la piazzava a tre spacciatori in cambio di soldi e regali. Non solo. Ai suoi complici dava anche dritte sugli equipaggi più attivi in servizio durante i normali controlli del territorio, per stare all’occhio, in modo da non essere pizzicati. Si è conclusa con l’arresto la carriera nell’Arma dei carabinieri del maresciallo Raimondo Manelli, 57 anni, comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cassano d’Adda, alle porte di Milano. Ieri, a mettergli le manette sono stati i colleghi del Nucleo Investigativo di Monza, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Milano Natalia Imarisio.
Le indagini sono partite a novembre scorso e sono state chiuse a febbraio. Sono nate da alcune segnalazioni su atteggiamenti poco chiari da parte del sottufficiale. In poco tempo è stata ricostruita l’intera vicenda e gli investigatori sono arrivati all’arresto. “Siamo soddisfatti di esserci tolti la mela marcia da casa” dice un investigatore dell’Arma al fattoquotidiano.it.
Stando al lavoro dei carabinieri, il maresciallo avrebbe firmato il decreto di distruzione della droga sequestrata (qualche grammo di cocaina) e poi l’avrebbe rivenduta ai tre spacciatori, due marocchini, uno di 34, l’altro di 50 anni, e un italiano di 35 anni, tutti di Pioltello e tutti pregiudicati, anche loro arrestati. Finora è stato accertato un solo episodio di vendita di droga da parte del maresciallo Manelli, avvenuto a gennaio. Ma non è escluso che ce ne siano altri. Per questo le indagini proseguono, anche se non sarebbero coinvolti altri militari. Il sottufficiale ha sempre operato nella provincia di Bergamo, dove era arrivato a comandare la stazione dei carabinieri di Stezzano. Due anni fa era arrivato alla Compagnia di Cassano d’Adda. Adesso è rinchiuso nel carcere milanese di San Vittore. È accusato di peculato, detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, falso e corruzione.