L'associazione Diritto di Sapere ha testato la nuova legge e monitorato i risultati di 800 domande. Illegittimo un rifiuto su tre. Tra i più reticenti ospedali e ministeri. Il project manager dell'ong Claudio Cesarano: “Viene reso impossibile il controllo civico su come è gestito un servizio pagato dai cittadini". Ma chi risponde dà informazioni soddisfacenti nel 63% dei casi
Gran parte delle pubbliche amministrazioni se ne frega di una legge dello Stato. E’ questo il primo dato che risulta dal monitoraggio condotto dalla ong Diritto di Sapere sul Freedom of information act (Foia), la legge sulla trasparenza entrata in vigore quattro mesi fa per consentire a qualsiasi cittadino di richiedere l’accesso ai documenti detenuti da un comune, una regione, un ministero o qualsiasi altro ente pubblico. Delle 800 domande inviate da 56 volontari che hanno partecipato al progetto, ben sette su dieci non hanno ottenuto alcuna risposta entro i 30 giorni previsti dalla norma. E quando le risposte sono arrivate, ma con un rifiuto, in un caso su tre tale rifiuto era illegittimo. Ma c’è anche un aspetto positivo che viene sottolineato nel report che verrà presentato sabato mattina al Festival internazionale del giornalismo di Perugia: quando gli uffici pubblici hanno rispettato la nuova legge, ai richiedenti sono state messe a disposizione informazioni utili. Come nel caso della documentazione relativa al concorso per una cattedra all’università del Molise, che ha consentito alla giornalista del Fatto Quotidiano Elena Ciccarello di scoprire come il deputato del Pd Francesco Boccia avesse incluso nel suo curriculum una pubblicazione plagiata. In generale, tra le richieste che hanno ricevuto risposta, questa è risultata soddisfacente nel 63% dei casi.
Le raccomandazioni – Per tutti questi motivi, “quella testata negli ultimi mesi – si legge nel report – è certamente una legge migliorabile e non deve spaventare il pensiero di dover mettere mano a una norma relativamente recente”. Diritto di sapere chiede per esempio di introdurre un sistema di sanzioni per gli enti che non rispettano il Foia, mentre il governo dovrebbe richiamare tutti i funzionari pubblici al rispetto degli obblighi di legge e assicurare loro una formazione adeguata. Non mancano i suggerimenti nemmeno all’Anac di Raffaele Cantone, invitata a revisionare le sue linee guida sul Foia in modo da fornire alle pubbliche amministrazioni istruzioni più chiare sull’applicazione delle eccezioni.
I casi positivi – Di strada da fare sulla via della trasparenza, dunque, ce n’è ancora molta. Ma il monitoraggio sul Foia una buona notizia la dà, visto che alcune amministrazioni hanno fornito informazioni che in passato erano state negate, a fronte del classico accesso agli atti previsto dalla legge 241 del 1990. Così questa volta i volontari sono riusciti a recuperare gli scontrini delle spese di trasferta di alcuni presidenti regionali. Oppure, grazie a una richiesta a cui ha collaborato ilfattoquotidiano.it, le ricevute dei sindaci di Milano, Verona e Parma, in precedenza rifiutate. Così come all’associazione Antigone sono arrivate i documenti sulle ispezioni sanitarie realizzate dalle Asl lombarde in alcune carceri.