Nel 2016 il limite all’utilizzo del contante nei pagamenti è passato da mille a tremila euro. E infatti dopo anni di diminuzioni è tornato a salire l’ammontare delle banconote distribuite dalla Banca d’Italia. Scarsi gli effetti sui consumi interni.

di Giuseppe Marotta (Fonte: Lavoce.info)

Gli effetti di una misura controversa

La presentazione del bilancio della Banca d’Italia per il 2016 consente di verificare che effetto ha avuto l’innalzamento sul limite all’uso del contante da mille a tremila euro deciso con la legge di stabilità per il 2016. Nel 2016 si è registrato un aumento del 3,8 per cento dell’ammontare delle banconote distribuite (al netto dei ritiri) dalla Banca d’Italia, con un’inversione della tendenza alla riduzione che era in atto dal 2012. Il 2012 è l’anno in cui è entrato in vigore l’abbassamento del limite di utilizzo del contante da tremila a mille euro, deciso dal governo Monti a fine 2011. Il tasso di crescita delle banconote effettivamente in circolazione, passato dal 5,6 nel 2011 al -4,8 per cento nel 2012 e sempre negativo negli anni successivi, fino al -0,14 per cento del 2015, nel 2016 torna positivo: +2,8 per cento (v. figura).

Le motivazioni della decisione del governo Renzi erano basate su dati discutibili ed erano in controtendenza rispetto a quelle ampiamente condivise – dall’Europol a economisti come Kenneth Rogoff e Peter Sands, fino alle scelte di molte banche centrali – che sottolineano gli aspetti negativi dell’utilizzo del contante quale mezzo di pagamento, dati i rischi di un suo uso nell’economia sommersa, per forme di evasione fiscale, per finanziamento al terrorismo. Stando ai sondaggi, proprio la motivazione di contrasto all’evasione e all’economia sommersa è quella che nel novembre scorso ha garantito un ampio consenso al ritiro delle banconote di taglio più elevato (per un valore di circa i quattro quinti del totale) deciso all’improvviso dal governo Modi in India.

Il governo Renzi sosteneva in particolare che il provvedimento avrebbe favorito i consumi, specie quelli su beni di lusso da parte di ricchi stranieri. Dati al riguardo non sono disponibili. Tuttavia, se si considera la proporzione delle banconote relativamente alla spesa per consumi interni delle famiglie (inclusi quindi quelli dei turisti esteri ed esclusi quelli all’estero dei turisti italiani), anche la tendenza alla riduzione in atto dal 2012 si è arrestata nel 2016. Non sembrerebbe che l’aumento del contante in circolazione abbia favorito una maggiore crescita dei consumi. Ci vuole tuttavia cautela nel trarre legami causali da semplici correlazioni, pur se associate con sorprendente precisione a date di emanazione di misure di segno opposto sul limite al contante. Chi ha deciso una misura in controtendenza nel panorama internazionale dovrebbe però fornire prove sulla sua efficacia, a distanza di un anno, almeno sulle categorie di consumi che doveva favorire.

Anomalia italiana

Un indizio circa l’effetto della misura a favore di una maggiore domanda di contante si ricava dal confronto con l’andamento del valore delle banconote distribuite dall’intero Eurosistema e dalla Francia (che nel 2016 ha ridotto a mille euro il limite per l’uso del contante). In ambedue i casi, al contrario di quanto accaduto in Italia, anche nel 2016 si sono registrate flessioni nel valore delle banconote distribuite: -9,3 per cento nell’Eurosistema e -1,5 per cento in Francia. La crescita del 7,2 per cento registrata in Germania, simile a quella degli anni precedenti, trova spiegazioni specifiche nell’elevata domanda per una valuta rifugio da parte di soggetti esterni all’Eurozona.

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