Dalle evoluzioni nella sanità al lavoro fino all'economia digitale: la giornata in memoria del cofondatore M5s ha visto esperti e giornalisti passarsi il testimone sul palco per parlare di futuro. In chiusura anche il direttore Ispi: "Questa Europa a me non piace, ma siamo sicuri che senza Europa saremo attrezzati per navigare un mare tempestoso?"
“E’ stata una bellissima giornata, abbiamo avuto alcune delle migliori menti del Paese per parlare di futuro e capire dove dobbiamo andare”. La chiusura di Sum01 “Capire il futuro”, l’evento in memoria di Gianroberto Casaleggio spetta al figlio Davide, mente e regia della giornata. Beppe Grillo, che ha seguito quasi sempre dalla seconda fila le oltre nove ore di dibattito, dice solo due parole lasciando la sala: “E’ stato meraviglioso”.
Per tutta la giornata, invitati e parlamentari ascoltano i relatori parlare di futuro e innovazione. Unico fuori programma: l’assenza dell’astronauta Paolo Nespoli. Il giornalista e conduttore della giornata Gianluigi Nuzzi mette simbolicamente un casco sulla sedia e dice: “E’ un fatto indegno. Non voglio nemmeno pensare che qualcuno gli abbia detto che se salivi questi gradini non sarebbe più salito su una navicella spaziale”. Dallo staff fanno sapere che c’è stato un blocco dall’alto dell’ultimo minuto.
La politica è l’altra grande assente della giornata. Apre i lavori Fabio Vaccarono, ceo di Google, e ospite tra i più importanti della giornata. “Il futuro è già presente, basta saperlo vedere”, la frase del suo intervento che guadagnerà anche la citazione finale dello stesso Casaleggio. Poi Giorgio Metta, vicedirettore scientifico Iit, racconta come il progetto del futuro prossimo sia “dotare di braccia gli smartphone. Costuire robot con nuovi materiali, morbidi, con sensori che percepiscono il contatto”. L’orizzonte è trent’anni, aggiunge, spiegando che il futuro dei robot non e’ quello “umanoide”. Sono altre le forme, come un “serpente robot che dopo un disastro si può intrufolare tra le macerie e vedere cosa e’ successo”. Il futuro, dicono tutti, è tecnologia. Applicabile a ogni aspetto della societa’. Massimo Chiratti, tecnologo, parla di “strumenti automatici di esecuzione delle cause contrattuali”. Nicola Bedin, managing director del San Raffaele, è stato invitato per parlare del futuro della sanità. Ovvero esoscheletri, wearable (“Aparecchiature indossabili per il monitoraggio della salute”), omiche da 1.100 terabyte (“Dati biomolecolari estremamente stesi e personalizzati” e “carte d’identità biologiche fatte di milioni di pagine”). Ma soprattutto si sofferma più volte sull’importanza di rimettere il paziente al centro della discussione. Prima della pausa pranzo tocca al chirurgo Ermanno Leo. È il primo a scaldare un po’ la platea. Una vita passata a combattere tumori, racconta, ma quello che ha visto non gli piace: “Il cancro e’ diventato un affare, come la guerra. Il brevetto in sanità è immorale, perchè la ricerca dovrebbe essere un patrimonio comune. Dobbiamo dire ai cittadini la verità su Big Pharma e le multinazionali. La chemioterapia è il passato, dobbiamo invertire la rotta. Per esempio il tumore al colon retto: se facessimo una colonscopia a tutti gli adulti, la malattia scomparirebbe perchè si farebbe sempre in tempo a curarla”. La sala applaude. E lui chiude: “Non sono preoccupato dalla fuga dei cervelli all’estero, ma degli imbecilli che restano qua”.
Parla anche il direttore del TgLa7 Enrico Mentana. Tema è l’informazione e la credibilità in rete, tanto che non risparmia critiche al Movimento. “Non sono diventato casaleggiano”, dice a margine, “sono quello che ero prima, non c’è stata alcuna mutazione genetica. Ho detto quello che pensavo, è importante avere occasioni di confronto con le persone che pensano con la loro testa”.
Poi è il turno del magistrato Sebastiano Ardita, che parla dell’importanza che i magistrati stiano lontano dalla politica o che chi sceglie di candidarsi non torni poi a fare il lavoro di magistrato. Nel pomeriggio tocca a Gianpiero Lotito, che nel pomeriggio parla di “motori di ricerca innovativi”. Non c’è Nespoli, ma di spazio si parla comunque: c’è un esperto che spiega come il cosmo sia a portata di mano. Centomila euro per un viaggio nello spazio; 70 milioni per un giro intorno alla luna. Poi le fattorie su Marte, i viaggi sul pianeta rosso, i moduli abitativi fluttuanti. L’esploratore Francesco Sauro racconta dei suoi viaggi nelle viscere della terra, corredati da splendide foto che riempiono i maxischermi. Poi è il turno del sociologo Domenico De Masi che parla del lavoro nel tempo della crisi economica. Nel pomeriggio tocca ai giornalisti: si confrontano Franco Bechis, Gianluigi Paragone, Carlo Freccero, Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano parla dell’informazione: “L’informazione libera e gratis è un bello slogan, ma non esiste”, dice nel corso del dibattito.
Tra gli ultimi interventi, uno dei più attesi: Paolo Magri, direttore dell’Ispi (Istituto italiano per gli studi di politica internazionale). “Ci avviamo in mondo da ‘Benvenuti al Sud'”, spiega, “in cui cioè da tutti i punti di vista sta emergendo il Sud, a scapito nostro. Oggi siamo 7,5 miliardi e i bianchi sono una minoranza, nel 2050 saremo 10 miliardi e i bianchi saranno una netta minoranza, da ‘Chi l’ha visto'”. Continua citando dinamiche di crescita, economia, ‘hard power’ e ‘soft power’. E chiude: “Cosa cambia nel mondo che ho tratteggiato? Che sono aumentati gli attori che contano. I tanti attori inoltre sono crescentemente nazionalistici, professano il ‘My Country First’ e sono malati di nostalgia, in un mondo che sarà crescentemente disordinato. Qualcuno lo valuta positivamente, per l’aspetto piu’ inclusivo. Ma c’e’ solo un continente al mondo che ha conosciuto la multipolarità, l’Europa, nell’Ottocento e nel Novecento, ma ha passato tante guerre”. Quindi anche il discorso sull’Europa: “L’Italia è già oggi fuori dal G7, perche’ siamo l’ottava economia del mondo e fra cinque anni saremo completamente fuori, perche’ saremo undicesimi. Ed è una cacofonia, perche’ abbiamo costruito la politica estera con la fede europea, negli Usa con un occhio all’Urss, nell’Onu. Questa Europa a me non piace, ma siamo sicuri che senza Europa saremo attrezzati per navigare un un mare tempestoso?”.
Lo spazio finale è dedicato anche al bambino. A parlarne è la psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi che ha più volte sottolineato l’importanza di costruire una società che possa anche avere attenzione per i più piccoli. Chiude il giornalista e scrittore Massimo Fini: “Chi parla di crescita oggi è un criminale”.