Andata e ritorno sulla rete ammiraglia: Juventus-Barcellona sarà visibile da tutti, abbonati a Premium e non. Una scelta forte, quella di Mediaset, che racconta di una pay-tv digitale (e non solo) in evoluzione. E mette un punto fermo: il core business del Biscione è solo e definitivamente la televisione in chiaro. Del resto, la piattaforma a pagamento non sarebbe già più sotto il controllo della holding di Berlusconi senza la marcia indietro di Vivendi. Ma il tentativo di fuga dei francesi, obbliga Mediaset a gestirla e a ripensarla fino a quando non dovesse affacciarsi un nuovo (improbabile) acquirente, oppure la vicenda non verrà risolta in tribunale o ancora grazie proprio alle prossime aste dei diritti tv del calcio. Ci sono però 2 milioni di abbonati da tutelare, molti legati proprio al pallone e a quella Champions in esclusiva grazie alla quale Pier Silvio Berlusconi voleva lanciare la sfida definitiva a Sky sul mercato pay. Il tempo ha stabilito che fu un investimento rischioso, complice anche l’assenza delle milanesi nella coppa più importante del continente. E allora cosa si fa? Intanto cassa, subito, con gli spot in chiaro. Calcio&Finanza è andata a spulciare i listini di Publitalia ’80: 30 secondi in rotazione durante Juve-Barcellona costeranno 200mila euro, i 15 secondi di ‘superspot’ vengono venduti a 165mila euro. Prezzi irraggiungibili se il match fosse stato visibile solo sulla pay e fissati in vista di uno share che Publitalia profetizza del 37% con 10 milioni di appassionati davanti alla tv.
Restano però un altro anno di Champions da trasmettere in esclusiva, nuovi abbonati da attrarre o vecchi da non far fuggire e ci sono le aste all’orizzonte per aggiudicarsi il calcio nel prossimo triennio. E qui inizia la nuova strategia di Mediaset nella gestione di Premium. Cologno ha intenzione di continuare ad essere l’unica tv a pagamento nella quale sarà visibile la coppa europea nel 2017/18, salvo che Sky non sia disposta a strapagare per offrire ai propri abbonati la prossima Champions in condivisone con Premium, un po’ come era accaduto nell’ultimo anno del triennio precedente. Mentre da qui al 2020, nel peggior scenario possibile, ovvero con Premium ancora nelle proprie mani, i vertici del Biscione contano di trasformare la pay di casa in una sorta di Airbnb, una piattaforma aperta dove chi ha qualcosa da offrire può entrare. Il progetto permetterebbe a Premium di continuare ad avere un bouquet ricco e consentirebbe a emittenti con in tasca dei diritti sportivi (ma non solo) di appoggiarsi gratuitamente a un contenitore già esistente e con pubblico di circa 2 milioni di abbonati. I prezzi per il pubblico? Probabilmente in discesa, ma comunque da modulare a seconda dello scenario che andrà delineandosi. Molto dipenderà da quello che Premium riuscirà a rastrellare nella prossima asta per i diritti tv della Serie A e – molto più difficile – della Champions. Con le nuove modalità di vendita, Cologno ha buone chance di portare a casa comunque un ‘pacchetto’ pregiato del calcio di casa nostra. Di certo, la strategia è quella: puntare tutto su un blocco di partite e assicurarselo, oppure cercare una partnership con i nuovi operatori che saranno della gara.
Come Telecom, in prima fila per la trasmissione su internet. L’amministratore delegato Flavio Cattaneo ha già annunciato durante un’audizione in Senato che Tim “parteciperà all’asta sui diritti sportivi”. Con chi? Da un lato c’è l’opzione Discovery, dall’altra si chiacchiera – nulla di più al momento – con Mediaset, quella in guerra con Vivendi che è azionista Telecom con il 24,19%. Fantascenari? Di certo liquidi, tra tribunali e Agcom, che entro il 21 aprile chiarirà quanto spazio di manovra ha Vivendi tra Telecom e Cologno. Dopo un anno di stasi per la cessione-non-cessione che aveva paralizzato promozioni, vendita pacchetti e strategia industriale creando un buco molto pesante, Premium si rimette in marcia. Chiusa l’era dell’arrembaggio a Sky, è tempo di sopravvivere.