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Parigi-Roubaix: l’ultimo inferno di Tom Boonen, il re delle pietre

Quando pensi alle pietre, quelle che compongono, settore per settore, l’Inferno del Nord pensi subito ad alcuni corridori con determinate caratteristiche. Saper correre sul pavée è una medaglia al merito per un ciclista, una specializzazione per alcuni, una devozione o una maledizione per altri. In sintesi, è il mondo della Parigi-Roubaix.

Andando a memoria, chi pensa alle pietre ricorderà Van Looy, Merckx, De Vlaeminck, Moser, Ballerini, Museeuw e Cancellara. Tutti grandi campioni che, col feeling e i successi alla Roubaix hanno impreziosito, non poco, il loro palmares. La Roubaix fu il cruccio di Bernard Hinault che volle vincerla per mettere a tacere gli sponsor, e soprattutto il suo orgoglio di campione: la fece sua nel 1981, ma non nascose mai il suo odio per questa corsa e ci tornò solo l’anno dopo, poi mai più.

Di campioni ne manca uno che affianca Roger De Vlaeminck sul piedistallo di chi ne ha vinte di più: costui è Tom Boonen. Ex velocista, ex campione del mondo, ma soprattutto, il re delle pietre. Il re vuole abdicare domenica 9 aprile, con la sua ultima Roubaix. Non si tratta di un re vecchio e stanco, ma un sovrano saggio che vuole mettere la quinta pietra nella bacheca di casa e godersela. L’età è da ritiro, quasi 37 anni, ma se pensiamo che l’uomo che gli ha negato la cinquina, spuntando dal nulla (o quasi) esattamente un anno fa, ne aveva 38, ti spiace un po’ pensare che dopo la linea d’arrivo, sul velodromo André Pétrieux, Tom Boonen non sarà più in gruppo.

Tantissimi successi, tanta classe e quattro successi alla Roubaix, tutti diversi, che hanno seguito la trasformazione di un corridore rivelatosi come velocista: due volate, seppur ristrette nel 2005 e nel 2008, un attacco a 15 chilometri dall’arrivo nel 2009 e una cavalcata solitaria di oltre 50 chilometri nel 2012. Il quinto successo mancato, soffiatogli da Hayman lo scorso anno non ha fiaccato il campione fiammingo che a casa sua, a Mol, vuole portare la quinta pietra a ogni costo.

La squadra sarà tutta per lui, il Belgio sarà tutto per lui, gli appassionati anche, perché il ciclismo ha bisogno di coltivare leggende e Tom Boonen, merita di issarsi in cima per essere ricordato come il signor Roubaix. Una cosa è certa, questa scena la vedremo: un giro del velodromo a braccia alzate per rispondere agli applausi del pubblico, le lacrime di un campione e una pietra. Per sapere se sarà quella del quinto trofeo che spetta al vincitore o solo un doveroso souvenir dobbiamo appostarci dove si scorge la porta dell’Inferno, e, tra il fango o la polvere, scorgere chi ne viene fuori per primo.