Non riavrà il suo lavoro, Riccardo Antonini, il ferroviere che ha fatto da consulente – gratis – alla famiglia di una delle 32 vittime della strage ferroviaria di Viareggio. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. L’ex dipendente di Rete Ferroviaria Italiana, 65 anni, secondo i giudici, ha infatti violato l’obbligo di fedeltà all’azienda, obbligo che è sancito dal Codice Civile. Per questo fu licenziato nel novembre 2011, a un anno dalla pensione.
Antonini, dipendente da 40 anni di Rfi, era entrato in conflitto d’interessi con l’azienda, che gli ha chiesto di interrompere subito la consulenza e, al suo rifiuto, lo ha sospeso dal lavoro e dalla paga per 10 giorni, fino al punto di non ritorno: il licenziamento. La giustizia ha dato ragione a Rfi già dal primo grado: il tribunale di Lucca ha rigettato il ricorso di Antonini nel 2013 e lo stesso hanno fatto prima la Corte d’Appello di Firenze nel 2014 e ora la Suprema Corte.
Dietro alla decisione di Rfi di allontanare Antonini tuttavia c’erano anche altri motivi, come hanno evidenziato i magistrati. Antonini perse il lavoro “per aver rilasciato dichiarazioni lesive dell’immagine del Gruppo F.S.”, “per le pubbliche e ripetute ingiurie rivolte all’allora amministratore delegato della società” e perché “si è posto dichiaratamente come concreto antagonista della società da cui dipendeva”, si legge nella sentenza.
Il rapporto tra Riccardo Antonini e l’azienda si era deteriorato già un anno e mezzo prima che lui diventasse consulente per i familiari di una vittima. Subito dopo la strage di Viareggio, infatti, il dipendente aveva “rilasciato alla stampa dichiarazioni circa la carenza di sicurezza in azienda”, motivo per cui “l’amministratore delegato di Rfi” aveva “dichiarato fin dal 14 settembre 2009 di voler licenziare” il ferroviere, che adesso, oltre ad aver perso il lavoro e i relativi contributi, dovrà pagare 4.200 euro come spese del giudizio, oltre al 15% di spese generali e agli accessori di legge.
Nel frattempo, a gennaio, i vertici di Rfi sono stati tra i condannati in primo grado dal tribunale di Lucca per la strage di Viareggio. E, se la sentenza diventerà definitiva, l’azienda dovrà pagare 700mila euro di sanzione e avrà la misura accessoria di non poter fare pubblicità.