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Trump, l’intervento in Siria ha un solo scopo: riaffermare la potenza degli Usa nel mondo

Gli sviluppi delle ultime ore in Siria provano l’esattezza dell’ipotesi che dietro il massacro di Idlib ci fosse una mente lucida volta a rovesciare la situazione siriana nel momento di massima difficoltà delle opposizioni armate ad Assad, Al Nusra ed Isis in primo luogo.

L’attacco sferrato da Trump, con il plauso di Erdogan, Netanyahu e dei sauditi, costituisce d’altronde la prova di quanto vaneggiassero coloro che ipotizzavano che l’arrivo alla presidenza dell’ignorantissimo pazzoide preludesse a chissà quali rivoluzionari sviluppi della posizione degli Stati Uniti nel mondo. Esiste del resto un’agenda prestabilita per ogni presidente e di tale agenda fa parte l’imperativo categorico consistente nel riaffermare la posizione dominante degli Stati Uniti mediante l’uso del principale strumento rimasto a disposizione di Washington, che è quello militare.

Ciò spiega fra l’altro il pieno ed entusiastico consenso di Hilary Clinton all’operazione, nonché il bovino assenso dato dai vassalli di Washington sparsi per il mondo, non ultimo il premier ex pacifista Gentiloni e il suo ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Costoro infatti, come sempre avviene in Italia, hanno bene in mente l’interesse e le priorità dei padroni di Oltreoceano e non già quelli del popolo italiano e dell’Europa che tutto hanno da perdere da nuove guerre alle porte di casa, con le drammatiche conseguenze in termini di ondate di profughi e il rischio di incontrollabili deflagrazioni di carattere anche globale.

Non vi sono peraltro dubbi che l’operazione, nella quale va inclusa anche la fabbricazione del casus belli e la sua attribuzione arbitraria al governo di Assad, in mancanza non solo di un’inchiesta obiettiva e approfondita, ma di un qualsivoglia straccio di prova, sia mirata in primo luogo a porre fine ai negoziati e sforzi di pace in corso oramai da un certo tempo, che avevano visto la progressiva emarginazione degli Stati Uniti e una posizione via via più passiva e subordinata delle potenze regionali (Turchia, Qatar, Arabia Saudita) che sono le vere retrovie del fondamentalismo islamico terrorista nelle sue varie forme, dall’ISIS ad Al Nusra.

L’operazione, come correttamente affermato dall’amministrazione russa, costituisce una potente violazione del diritto internazionale. Nessuno Stato ha infatti il diritto di intervenire contro un altro, per giunta in modo unilaterale, perché ritiene che tale secondo Stato ha violato delle norme giuridiche internazionali. È ovvio che se si affermasse un tale principio si aprirebbe definitivamente la strada all’anarchia, alla legge del più forte e alla guerra. Obiettivi che si deve ritenere siano coltivati da Trump e dalla sua amministrazione, in quanto evidentemente ritengono che una comunità internazionale caratterizzata da tali fenomeni costituisca l’ambiente più favorevole al ripristino del primato degli Stati Uniti d’America in preda, da anni, a un declino apparentemente inarrestabile.

Pretendere che il diritto internazionale abbia un senso per un’amministrazione che affida il settore della difesa nazionale a un generale dei marines simpaticamente soprannominato “cane pazzo, le cui esternazioni più note sono quella secondo la quale far fuori certe persone “è davvero uno spasso” e l’altra che devi essere gentile e professionale, ma essere pronto a “far fuori chiunque incontri”, è davvero un po’ troppo. Un po’ come chiedere a Hannibal the Cannibal di diventare vegetariano. Si conferma pertanto la vocazione del trumpismo, da questo punto di vista solidamente spalleggiato da Hillary e buona parte dell’establishment democratico, di far tornare il mondo all’età della pietra, realizzando così la profezia formulata a suo tempo da Albert Einstein: “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”.

Che ci riescano o meno dipende anche da noi e dalla nostra capacità di protestare in modo efficace contro i guerrafondai di Oltreatlantico, i loro vassalli medio-orientali che si chiamano Erdogan, Netanyahu, Arabia Saudita e Qatar, e le formazioni terroristiche fondamentaliste che operano in Siria ed Iraq. E soprattutto da quella di liberarci di governi, come quello attuale Gentiloni-Alfano, che hanno principalmente lo scopo di perpetuare la tradizionale e nefasta subalternità del nostro Paese a quanto venga deciso a Washington, qualunque sia il presidente che vi risiede e qualunque cosa egli decida.