A margine della Convenziona nazionale del partico iniziata a Roma, il sostenitore della mozione del presidente della Puglia chiede agli altri candidati "un sussulto di umanità": l'ipotesi è posticipare la data del 30 aprile. Ok del ministro della Giustizia, la chiusura arriva dall'area di Renzi. Emiliano: "Io non ho chiesto nulla"
“Non chiediamo nulla, ma è evidente che già stiamo facendo un congresso con rito abbreviato e c’è un candidato azzoppato. Ci aspettiamo che gli altri candidati abbiano un sussulto di umanità“. Francesco Boccia, sostenitore della mozione di Michele Emiliano, lo dice sottovoce, ma di fatto propone un rinvio delle primarie del Partito democratico. Il presidente della Puglia non potrà infatti essere fisicamente presente, per via della rottura del tendine d’Achille, alla Convenzionale nazionale, l’evento che apre la seconda fase del congresso Pd e ha preso il via all’hotel Ergife di Roma. Andrea Orlando si dice “assolutamente d’accordo” a un rinvio, ma lo stop arriva dal renziano Lorenzo Guerini: “Facciamo tanti auguri a Michele, ma la macchina è ormai in moto“.
“È evidente: ci sono due soli candidati, uno non è potuto venire. È come andare in campo e non avere di fronte l’avversario, ma averlo collegato da un letto di ospedale, come farà oggi”, ha detto Boccia. L’ipotesi che arriva dall’area Emiliano è quella di posticipare la data del 30 aprile per la scelta del segretario nazionale. “Io sono assolutamente d’accordo, quando si tratta di andare incontro alle esigenze dei candidati. Se un competitor è impossibilitato a condurre la campagna credo si possa rinviare” il congresso, ha replicato Orlando arrivando all’hotel Ergife. La chiusura arriva invece dall’area di Matteo Renzi, almeno stando alle parole di Guerini.
Il diretto interessato intanto puntualizza di non essere stato lui a chiedere il rinvio: “Ringrazio di cuore coloro che si stanno ponendo il problema di un rinvio delle primarie a seguito del mio infortunio”, scrive Emiliano in una nota. “In particolare ringrazio Orlando per le sue parole e per la sua immediata disponibilità – si legge ancora – ma non voglio assolutamente condizionare i tempi delle primarie, non ho chiesto nulla in tal senso, ringrazio ancora chi ha mostrato spontaneamente sensibilità e immedesimazione”.
Consumato il primo scontro sulla data delle primarie, con l’inno nazionale e un minuto di silenzio in ricordo delle vittime siriane e del terrorismo a Stoccolma, si è aperta la Convenzione. “La democrazia è qui”, è la scritta che compare sul palco dove hanno parlato nell’ordine Orlando e Renzi, mentre Emiliano ha fatto il suo discorso in collegamento video.
Orlando: “Populisti sono fascisti 4.0” – Il primo a salire sul palco è il ministro della Giustizia: “I populisti sono fascisti 4.0. Serve più Europa e non i nazionalismi per risolvere le nostre crisi. Noi teniamoci la bandiera dell’Europa stretta”, ha detto Orlando. “Noi siamo nati per essere il partito del riscatto, non possiamo diventare il partito della rivincita – ha aggiunto – Matteo si è dimesso dopo il 4 dicembre, ma il messaggio è sempre lo stesso”. “Io mi sono battuto per il Sì al referendum – ha proseguito – ma speravo che il No servisse a noi. È vero che stiamo uscendo dalla crisi, ma a una famiglia con un figlio senza lavoro, se dici ‘ce l’abbiamo fatta’, quella famiglia ti sente distante e si incazza“. Sono partiti così gli attacchi all’ex premier, già portati avanti sabato a Napoli. “Il nostro errore è stato di aver fatto le riforme senza popolo. Ci siamo isolati, talvolta avevamo ragione, talvolta no. Ma ci siamo isolati”, ha spiegato Orlando. “Torniamo al popolo – ha poi esortato – torniamo nelle scuole a parlare con i professori arrabbiati, torniamo nelle fabbriche. All’inizio sarà difficile, ma è l’unica strada. Non possiamo parlare solo con Marchionne che guadagna come 2.000 operai. E con gli altri 1.999 operai chi ci parla?”.
Renzi: “Chi perde non bombardi partito” – “Le regole nella casa si rispettano tutti e non si passano i prossimi quattro anni a bombardare il quartier generale con i distinguo e i ‘non sono d’accordo con nulla’”. Così ha aperto il suo discorso Matteo Renzi. Poi un lunga parte del suo intervento è stata dedicata alle critiche ai Cinquestelle: “Proviamo a immaginare il futuro. Il M5s a Ivrea ha lanciato un’Opa sul futuro dell’Italia, ha raccontato l’orizzonte e se l’è intestato. Il futuro lo rivendichiamo da questa parte del campo: la sfida la accettiamo a viso aperto, non ci fanno paura, non abbiamo timidezza o disagio”. E sottolinea quella che a suo parere è la differenza con il Pd: “Loro scelgono il leader attraverso la dinastia, noi con il voto. Poi noi crediamo nella scienza non nella paura, poi c’è l’assistenzialismo contro il lavoro”. Infine anche un passaggio sull’Europa: “Democrazia contro burocrazia. Se vincerò la segreteria, il Pd proporrà di mettere il veto all’inserimento del fiscal compact nei trattati istitutivi dell’Ue”.
Emiliano: “Basta rapporto difficile con elettorato M5s” – In collegamento video parla per ultimo il governatore della Puglia: “Avremmo voluto avere un Pd più capace di stare vicino a chi non conta nulla, più capace di contrastare la povertà nei quartieri,”, ha detto Emiliano. “Io sono anche dell’idea – ha aggiunto – che noi dobbiamo chiudere con questo rapporto così difficile con tutto l’elettorato del Movimento 5 stelle”. “Ci facciamo tirare dentro anche numerose provocazioni – ha proseguito – nel tenere un rapporto molto duro nei toni, nelle espressioni. Ma la stragrande maggioranza di quegli elettori sono nostri elettori che sono ancora lì, a metà”. Emiliano ha spiegato poi di voler ribaltare “la logica della piramide“. Iscriversi a un partito “non significa solo alla fine fare la conta delle figurine, ma avere la capacità di contare sulle decisioni del partito. Quando abbiamo deciso di mettere mano alla Costituzione e di cambiarla profondamente, avremmo potuto discutere nel partitoed evitare molti errori“, ha concluso.