C’è una terza persona fermata nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di Emanuele Morganti avvenuto ad Alatri (Frosinone). Un’inchiesta che aveva già portato nel registro degli indagati altre persone oltre i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani accusati di omicidio volontario per la morte di Emanuele Morganti. Per loro il gip ha convalidato il fermo il 31 marzo scorso.
In manette, è finito Michel Fortuna, 24 anni. A eseguire il decreto di fermo emesso nei suoi confronti dalla procura, i carabinieri, che hanno bloccato il giovane a Frosinone, a casa di un parente. Secondo gli investigatori contro il giovane A carico di Fortuna, come per i due fratellastri, sono emersi, “gravi indizi di colpevolezza circa il suo attivo coinvolgimento nel violento delitto”. Era già stato iscritto nel registro degli indagati, ma di lui si erano perse le tracce.
Gli investigatori sottolineano inoltre che il decreto di fermo si è reso necessario “alla luce della rilevantissima pericolosità desumibile dal comportamento gravissimo posto in essere, in ragione del concreto pericolo che il fermato potesse darsi alla fuga nonché per prevenire il concreto rischio di inquinamento di prove dichiarative, riferibile sia al materiale probatorio già raccolto che all’evoluzione delle investigazioni, che proseguono ancora con il massimo impegno”.
Allo stato tutti gli indagati sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Non solo i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, in carcere dal 27 marzo scorso per il pestaggio brutale di Alatri, ma anche il padre di Castagnacci, Franco, e i quattro buttafuori del Mirò Club dove ci fu la lite iniziale e che avrebbero poi picchiato il ragazzo fuori. E Fortuna. Ai primi cinque finora era contestata la rissa. Nei giorni scorsi i carabinieri del Ris nella piazza Regina Margherita di Alatri, dove Morganti è stato braccato senza pietà da numerose persone, si era svolto un nuovo sopralluogo per ricostruire le fasi dell’aggressione ripetuta contro il ragazzo, nella notte tra il 24 e il 25 marzo, raccontata da diversi testimoni. I vigilantes avrebbero pestato Emanuele prima dentro e poi all’esterno del locale, usando anche un manganello. Fortuna potrebbe essere invece la persona indicata da due testimoni come “Michel l’albanese”, che avrebbe a sua volta preso parte alla caccia all’uomo. Secondo il procuratore Giuseppe De Falco, che coordina l’inchiesta, Fortuna avrebbe partecipato al pestaggio del 20enne e avrebbe avuto un ruolo attivo nelle fasi dell’aggressione.