Rakhmat Akilov, arrestato dalla polizia svedese come presunto autore dell’attentato a Stoccolma del 7 aprile scorso, ha detto agli inquirenti di aver “ricevuto ordini dall’Isis“. Il 39enne uzbeko, riporta il quotidiano Aftonbladet senza citare fonti, ha riconosciuto la propria appartenenza allo Stato Islamico e la responsabilità sulla morte delle quattro persone investite dal camion che guidava sulla Drottninggatan, il corso pedonale più famoso e frequentato della città. Di fronte a queste ammissioni, la Procura svedese ha chiesto al giudice di confermare l’arresto del sospettato di essere responsabile dell’attentato di venerdì.
“Ho investito degli infedeli”, avrebbe dichiarato Akilov dicendo di aver ricevuto ordini diretti da membri del gruppo jihadista in Siria e invocando la fine dei bombardamenti nel Paese in guerra. Le autorità locali hanno confermato solo che il sospettato era arrivato in Svezia nel 2014, che la sua richiesta di asilo era stata respinta due anni dopo e che da febbraio era ricercato dalle forze dell’ordine per essere espulso.
L’uomo aveva un recapito postale a nord della capitale, ma secondo i media locali viveva in una casa in un sobborgo della zona meridionale con altre persone di nazionalità uzbeka. Nell’abitazione la polizia ha effettuato perquisizioni e fermato diverse persone sabato scorso. Lì, secondo Aftonbladet, ha trascorso le ore precedenti l’attacco, collegando il suo telefono a una rete wireless. Le forze dell’ordine locali stanno monitorando da vicino i militanti dell’estrema destra per evitare possibili vendette dopo l’attentato di venerdì scorso. Lo ha reso noto il capo dell’intelligence Anders Thornberg alla tv pubblica. “Le cose sono in evoluzione. Ci sono conversazioni in cui si parla di farsi giustizia da soli. Molti sono arrabbiati, si parla di vendetta e di violenza”, ha sottolineato il responsabile dei servizi di sicurezza svedese.
Intanto la Svezia si è fermata oggi per un minuto di silenzio in memoria delle 4 vittime e degli oltre dieci feriti dell’attacco compiuto con un camion nel centro della Capitale. Insieme a diverse centinaia di persone, sotto una pioggia gelida, nella capitale c’erano anche il primo ministro Stefan Lofven, re Carlo VI Gustavo, la regina Silvia in lacrime, l’erede al trono Vittoria e il principe Carlo Filippo.