Tempi rallentati a causa dell'intreccio con la manovra correttiva da 3,4 miliardi chiesta dalla Commissione Ue. Nel fine settimana il vicepresidente Dombrovskis ha dato una sorta di via libera preventivo, ma in realtà le misure sono ancora in fase di limatura
Il Documento di economia e finanza, principale strumento di programmazione economica dello Stato e cornice in cui si inserisce la legge di Bilancio, sarà approvato con un giorno di ritardo rispetto a quanto prevede la legge. Il consiglio dei ministri del governo Gentiloni, infatti, si riunirà per vararlo solo martedì 11 aprile. Ma la legge 39 del 2011, adottata per adeguare l’Italia alle nuove regole Ue sul coordinamento delle politiche economiche, all’articolo 2 prevede esplicitamente che il Def vada presentato alle Camere “entro il 10 aprile di ogni anno, per le conseguenti deliberazioni parlamentari”. Quando a palazzo Chigi c’era Matteo Renzi la data formalmente è stata rispettata, visto che i cdm si sono riuniti rispettivamente l’8 aprile 2014, il 7 aprile 2015 e l’8 aprile 2016. Anche se poi ci sono voluti diversi giorni prima che fossero resi pubblici i testi del documento e del Programma nazionale di riforma che ne è parte integrante.
Quest’anno l’intreccio tra il Def e la manovra correttiva da 3,4 miliardi chiesta dalla Commissione Ue ha rallentato i tempi. La manovrina, peraltro, potrebbe slittare di altri due giorni. Perché, nonostante l’ostentato via libera preventivo arrivato durante il fine settimana dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis (“per come sono state descritte, sembrano essere in linea con quanto è stato discusso e con quanto stato raccomandato”), le misure necessarie per mettere insieme risorse pari allo 0,2% del pil sono ancora in fase di limatura. Come dimostrano le polemiche tuttora in corso sulla possibilità che nel pacchetto sia inserita una tassa sulle bevande zuccherate.
La parte del leone toccherà comunque alla solita, e aleatoria, lotta all’evasione. La proroga dello split payment Iva assicurerà quest’anno, secondo il governo, un gettito di 1 miliardo, che è previsto in salita a 1,3-1,4 a regime (quando i mesi di applicazione saranno effettivamente 12).
Nel decreto troverà spazio anche una forma di rottamazione delle liti fiscali che potrebbe portare nuovi introiti. Dal capitolo giochi è atteso oltre mezzo miliardo, il ritocco delle accise sui tabacchi vale circa 200 milioni. Poco meno di un miliardo dovrebbero assicurarlo invece i tagli semilineari ai ministeri e una nuova tornata di spending review. Tra i punti fermi c’è poi il fatto che, come confermato dal viceministro dell’economia Enrico Morando, la riforma del catasto sarà rinviata alla prossima legislatura perché “va promessa in campagna elettorale e se si vincono le elezioni va realizzata nel primo anno di governo per dimostrare che non ci sarà un aumento della pressione fiscale”.