Politica

Eni smentisce “lo scambio tra salvataggio Unità e appalti in Kazakistan” e minaccia querele a Report e al Fatto

La multinazionale italiana definisce la ricostruzione effettuata dalla trasmissione di Rai3 e riportata dal nostro giornale come "falsa, diffamatoria e lesiva della reputazione dell'azienda" e "si riserva il diritto di agire in giudizio nelle sedi più opportune a tutela dei propri diritti e della propria immagine"

L’Eni “si riserva il diritto di agire in giudizio nelle sedi più opportune a tutela dei propri diritti e della propria immagine”, perché “la notizia riportata dal Fatto Quotidiano e da Report – si legge in una nota – è falsa, diffamatoria e lesiva della reputazione dell’azienda”. La multinazionale del ‘Cane a sei zampe’ replica così al contenuto di un articolo pubblicato dal Fatto, che anticipa il contenuto di un servizio della trasmissione Report, in onda questa sera su Rai3. Un’inchiesta a firma di Emanuele Bellano che ricostruisce l’acquisizione da parte dell’imprenditore Massimo Pessina del quotidiano L’Unità e i possibili collegamenti con alcuni appalti – spiega il servizio – affidati in Kazakistan dal consorzio KPO (partecipato da Eni al 29.25%) a una sua società. Informazioni arrivate da un testimone anonimo, intervistato da Report, che ha riferito di una trattativa con Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, e Matteo Renzi.

“Secondo la ricostruzione effettuata da Report, avallata dal Fatto Quotidiano, tali appalti rientrerebbero nell’ambito di un presunto accordo dell’imprenditore Massimo Pessina con non meglio identificati esponenti politici per rilevare il quotidiano L’Unità – si legge nella nota – al riguardo, Eni smentisce fermamente la notizia riportata e precisa che non vi sono in essere contratti con la società Pessina Costruzioni per lavori in Kazakistan o altrove, conclusi direttamente o tramite proprie affiliate”. Inoltre, “nessun contratto è in essere né vi è mai stato fra il consorzio KPO e la società Pessina Costruzioni”, proseguono da Eni.

Una secca smentita accompagnata dalla minaccia di possibili querele. Reazione simile a quella avuta dall’ex premier Renzi che ha scelto di non rispondere alle domande di Report e ha inviato alla trasmissione poche righe firmate da un avvocato: la notizia è stata definita falsa, diffamatoria e calunniosa, e il legale ha annunciato “le opportune iniziative giudiziarie contro chi assumerà la responsabilità di avvalorarla e diffonderla”.