“Sono disponibile a togliere i capilista bloccati, non ho problema a mettere a faccia per prendere i voti, per il referendum non sono bastati”. Alla fine, dopo le dichiarazioni di Andrea Orlando e Michele Emiliano, anche il terzo contendente alla segreteria Pd si è fatto strappare una promessa sull’abolizione dei capilista bloccati dalla nuova legge elettorale. Ma quel candidato si chiama Matteo Renzi, e in questo caso la promessa – fatta nello studio tv di Porta a Porta – va contestualizzata con il passato recente. Sotto il governo Renzi, infatti, è passato l’Italicum, la nuova legge elettorale pensata per un’unica Camera (concepita quando il referendum costituzionale sembrava agli occhi dell’ex Rottamatore una formalità e non, come poi si è rivelato, una Caporetto) e poi smontata dalla Consulta. Legge che era caratterizzata soprattutto dall’automatismo sul primo della lista: nei 100 collegi il capolista era, appunto, bloccato (cioè eletto automaticamente se scatta il seggio) mentre le preferenze potevano valere solo per gli altri candidati. Ovvero, dopo il Porcellum (anche questo sonoramente bocciato dalla Consulta), il Parlamento avrebbe continuato a essere, in larga parte, di nominati e non di eletti. Ora, in fase congressuale e con un Parlamento chiamato a risolvere il problema del sistema elettorale entro fine legislatura, arriva l’apertura di Renzi, non in una sede politica, ma nello studio di Bruno Vespa.
Ma l’apertura dell’ex presidente del Consiglio non convince Pier Luigi Bersani, fuoriuscito dal Pd. “Possiamo anche ipotizzare che ci sia una via di Damasco per cui Renzi cambi radicalmente, ma lo ritengo poco probabile. Immagino ci sia una prosecuzione di una linea”. E, parlando da Udine, ha poi attaccato l’ex presidente del Consiglio: “Ho sempre detto, e non da oggi che purtroppo, dopo il nostro tentativo disperato di avere un altro percorso, si è preferito allestire un congresso che avesse un solo scopo, quello di ridare un mandato a Renzi per i prossimi quattro anni. Se si fosse voluto fare qualcosa di diverso da una continuità lo si sarebbe visto subito, prima di fare questo congresso. Si sarebbe fatto un altro tipo di congresso”. E in riferimento al governo Renzi ha aggiunto: “Hanno governato con i voti che presi nel 2013, pochi o tanti che fossero. Ma io non avevo promesso di togliere l’articolo 18, di fare una legge elettorale come l’Italicum – ha concluso – L’inizio di un tradimento delle radici profonde del Pd, di metodo e di merito, è cominciato lì”.
Sulla dichiarazione di Renzi interviene anche Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e sostenitore di Michele Emiliano al congresso Pd. “Finalmente una parola chiara sulla legge elettorale è arrivata anche da Renzi: l’adesione all’eliminazione dei capilista bloccati. Con Emiliano lo abbiamo scritto a caratteri cubitali nella nostra mozione e ripetuto in ogni circostanza: dobbiamo ridare ai cittadini la possibilità di scegliere tutti i propri rappresentanti in Parlamento; la stessa cosa nei giorni scorsi è stata ribadita anche da Orlando“. Quindi ora, prosegue Boccia, “dopo essere passati dalla pericolosa possibilità dei capilista bloccati anche in Senato proposti da Martina, prendiamo atto del cambio di posizione di Renzi. Speriamo non sia limitato a questi venti giorni di campagna congressuale”. E chiede ai deputati di Renzi “presenti in prima commissione alla Camera di avanzare una proposta”.