L’inasprimento della crisi siriana, il dossier nordcoreano e il terrorismo dell’Isis: il G7 Esteri al via a Lucca dovrà affrontare su più fronti l’escalation di tensione nella comunità internazionale cominciata con l’attacco chimico a Idlib e la successiva risposta militare americana. La politica estera di Washington continua con la linea dura. Proprio prima di arrivare in Toscana, il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha accusato la Russia di essere stata complice, con la sua “incapacità“, dell’attacco chimico sulla città di Khan Sheikhoun. Sull’altro fronte, quello coreano, arriva l’avvertimento da Pechino: “Il trasferimento del gruppo d’attacco navale guidato dalla portaerei Usa ‘Vinson’ verso Pyongyang rischia di provocare lo scoppio ‘accidentale’ di un conflitto con la Corea del Nord”.
Pur sottolineando che non vi sono prove del fatto che la Russia abbia partecipato all’attacco chimico della scorsa settimana, Tillerson ha detto che “sia che sia stata complice, semplicemente incompetente o sia stata imbrogliata” dal governo siriano, il fatto è che Mosca “non ha rispettato l’impegno di distruggere gli arsenali chimici che si era presa con la comunità internazionale”. La Russia, ha ricordato il segretario di Stato americano, aveva accettato di essere “il garante della distruzione e il risultato della sua incapacità di mantenere questo impegno ha portato alla morte di altri bambini e innocenti”. Con questa tesi Tillerson, dopo la conclusione dei lavori a Lucca, volerà martedì in missione a Mosca.
Intanto questa mattina, davanti al sacrario che ricorda i 560 caduti dell’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, il capo della diplomazia Usa ha annunciato il modus operandi scelto da Washington per il futuro: “Noi vogliamo essere coloro che sanno rispondere a quanti creano danni agli innocenti in qualunque parte del mondo – ha detto Tillerson con a fianco il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano e la commissaria Federica Mogherini – questo luogo sarà luogo di ispirazione per la nostra azione”.
Se i rapporti fra Usa e Russia sono in difficoltà, peggiore è la situazione con la Corea del Nord. Questa almeno è la tesi che arriva da Pechino, dopo la notizia dell’ordine dato da Washington alle proprie nave di spostarsi da Singapore verso il Pacifico occidentale. “Né gli Stati Uniti né la Corea del Nord prenderebbero l’iniziativa di lanciare una guerra, ma ora il rischio di un conflitto è più alto, perché un piccolo errore o incidente potrebbe scatenare la guerra nella penisola”, è il commento di Zhang Tuosheng, della Fondazione cinese per gli Studi strategici ed internazionali. Anche l’analista militare Li Jie concorda sul fatto che la “presenza del gruppo d’attacco navale nei pressi della penisola coreana aumenterà la possibilità di un errore di calcolo, che è già alto”. Una possibilità che rischia di “aumentare se Donald Trump e Kim Jong-un assumeranno delle posizioni fortemente conflittuali”.
Nelle scorse settimane la Cina aveva proposto una mediazione tra Washington e Pyongyang, che preveda da parte degli Usa, che hanno nella Corea del Sud 30mila truppe, una diminuzione delle manovre congiunte con Seul in cambio dello stop da parte della Corea del Nord dei lanci missilistici, intensificati negli ultimi mesi. L’ultimo è avvenuto la scorsa settimana proprio alla vigilia dell’incontro in Florida tra Trump e Xi Jinping, dove il presidente cinese aveva proprio espresso i suoi timori riguardo a possibili azioni nei confronti di Pyongyang.
Di tutto questo si discuterà a partire da questo pomeriggio nel G7 Esteri, presieduto dal capo della Farnesina Angelino Alfano, a cui parteciperà anche l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini. Sulla questione siriana lo stesso Alfano ha convocato una riunione straordinaria, martedì, allargata a Turchia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Giordania e Qatar. L’obiettivo è sì evitare un degenerare del conflitto, ma soprattutto continuare l’opera di sradicamento dell’Isis – che nella Domenica delle Palme ha colpito i cristiani in Egitto – dalle sue roccaforti in Medio Oriente. Fronti che si intrecciano, visto che la reazione americana a Idlib ha rimesso in discussione il ruolo del presidente siriano Bashar al Assad. Con tutto ciò che ne consegue nella lotta allo Stato Islamico e nei rapporti tra Occidente e Russia, sponsor principale del rais.
Sempre a Lucca ci sarà ampio spazio anche per il dossier nordcoreano, dopo l’espansione del programma balistico e nucleare di Kim Jong-Un e le sue reiterate provocazioni contro la comunità internazionale. Tra gli altri temi in agenda, il difficile processo di riconciliazione nazionale in Libia, l’attuazione dell’accordo sul nucleare iraniano, la perdurante crisi ucraina, la crescita sostenibile e la governance democratica dell’Africa, la sicurezza informatica e l’agenda Onu sulla prevenzione dei conflitti.