Dopo l'inchiesta sul salvataggio del quotidiano, durissimi attacchi dei dem contro il programma. Se Renzi non ha risposto e minacciato querele, il tesoriere ha pubblicato un video su Facebook. I 5 stelle: "Batteria da scuola berlusconiana". I sindacati Fnsi e Usigrai: "Quando si dà fastidio a qualcuno scatta il bavaglio". Il gruppo Pessina, accusato di aver accettato di intervenire in cambio di appalti, ha dato mandato ai suoi legali di avviare ogni iniziativa giudiziaria per tutelarsi. Diaconale: "In cda chiariremo ruolo dell'azienda nel programma"
“Chiederemo i danni a Report e al Fatto Quotidiano“. “E’ una brutta pagina di giornalismo”. “I processi si fanno nei tribunali”. Dopo l’inchiesta sul salvataggio de l’Unità andata in onda il 10 aprile scorso, durissimi attacchi del Partito democratico contro il programma Rai condotto da Sigfrido Ranucci. Se da una parte Matteo Renzi non ha risposto alle domande e ha inviato una lettera del suo avvocato che minacciava querele prima della trasmissione, dall’altra il tesoriere e colui che ha gestito la trattativa per l’acquisto del quotidiano nel 2014 Francesco Bonifazi ha annunciato che “chiederà i danni al programma Rai, alla Rai stessa e al Fatto Quotidiano“. Secondo i 5 stelle è una reazione da ” batteria di scuola berlusconiana”, mentre i sindacati Fnsi e Usigrai denunciano: “I vecchi vizi non tramontano mai: si chiede di fare inchieste, poi quando danno fastidio scatta la voglia di bavaglio”. La prossima settimana in Vigilanza saranno auditi i vertici di viale Mazzini e la trasmissione di Rai3 potrebbe essere tra i punti del confronto come ha già chiesto, ad esempio, Fi con Giorgio Lainati. “C’è stato”, ha detto quest’ultimo, “un succedersi, negli anni, di eventi simili, anche quando c’era il centrodestra al governo, sembra quasi che siano ineluttabili”.
La discussione potrebbe andare oltre. Il membro del cda Rai Arturo Diaconale ha anticipato all’agenzia Adnkronos che il caso sarà tra gli argomenti del prossimo consiglio d’amministrazione (giovedì 13 aprile) e ha lasciato intendere che chiederà di chiarire “la posizione dell’azienda rispetto al programma”: “La libertà dei giornalisti deve essere sacrosanta e quindi va garantita e va difesa”, ha detto, “nello stesso tempo mi auguro che questa libertà non abbia portato a degli errori di diffamazione rispetto ai quali ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità. Io comunque chiederò giovedì in Cda di chiarire la posizione dell’azienda rispetto a ‘Report’ e cioè fino a che punto c’è la manleva dell’azienda rispetto al lavoro di ‘Report'”.
La guerra del Pd è partita a suon di minacce di cause e querele. In un video pubblicato su Facebook in mattinata Bonifazi, tra le altre cose, ha detto che presenterà “un esposto sui profili fiscali e soprattutto penali che riguardano il blog di Beppe Grillo“: “Credo che nei prossimi giorni ne vedremo delle belle”, ha concluso. Ma non ha parlato solo il tesoriere. Sul caso Unità e sull’inchiesta di Report ha sparato a zero anche uno dei membri della commissione di Vigilanza Rai ed esponente Pd Michele Anzaldi: “Oggi per me è una giornata triste”, ha detto dopo essere stato accusato di aver cercato di bloccare l’ultima puntata, “perché Report dopo un ampio lancio ha mostrato una brutta pagina di giornalismo. Sarebbe bello conoscere il parere dell’ordine professionale sulla gestione di questa inchiesta, visto che fior di giornalisti che fanno parte del cda Rai, come Diaconale e Siddi, si sono espressi con grande criticità”. Stesso tono per il leader dei Moderati Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd: “Se le tesi di Report sono esatte lo deciderà solo la magistratura, nessun altro. Diversamente, la puntata di ieri sarà stata solo un assurdo attacco al Pd e all’Unità. Già in altri casi questa trasmissione ha preso abbagli”.
Nella puntata andata in onda il 10 aprile scorso, si parla del salvataggio dell’Unità de 2014 scorso avvenuto grazie all’intervento dell’’imprenditore milanese Massimo Pessina: in cambio una società del gruppo avrebbe ottenuto appalti in Kazakhstan da un consorzio controllato da Eni. L’Eni, tirata in causa nel servizio, ha smentito ogni suo coinvolgimento e precisato: “Non vi sono in essere contratti con la società Pessina Costruzioni per lavori in Kazakhstan o altrove, conclusi direttamente o tramite proprie affiliate”. La Pessina Costruzioni ha, dal canto suo, dato mandato ai propri legali – in particolare allo Studio Antonio Villani – di avviare ogni iniziativa giudiziaria contro la trasmissione e contro Il Fatto Quotidiano per gli articoli pubblicati sul quotidiano e sul sito: “Il nostro gruppo”, si legge ancora, “si premurerà di tutelare la propria immagine e reputazione anche nei confronti di quei parlamentari del Movimento 5 stelle che oggi nel corso di una conferenza stampa al Senato hanno voluto rilanciare volutamente notizie false e tendenziose su presunte condotte illecite del nostro gruppo. Diffidiamo pertanto qualsiasi altra testata giornalistica e/o radiotelevisiva dal diffondere tali notizie calunniose sul nostro gruppo”.
Report, il conduttore Ranucci: “Noi corretti”
In serata è arrivata la replica anche del conduttore di Report Sigfrido Ranucci: “La Pessina presenta querela? Più che contro di noi, dovrebbe farla contro i documenti della società che noi abbiamo ripreso”, ha detto. “Sto presentando una nota che presenteremo nel cda Rai di giovedì con le testimonianze registrate, i documenti ufficiali, non rubati da internet, comprese le comunicazioni aziendali della Pessina. Nel corso della trasmissione abbiamo dato conto delle versione dei fatti di Pessina, per fornire al pubblico che paga il canone un’informazione completa”. “Mi dispiace che all’indomani di una trasmissione di altissimo livello, ci siano state polemiche sull’Unità e nessuna parola sui dispositivi medici chirurgici fuori norma, oggi sequestrati dalla Guardia di finanza. Abbiamo evitato danni futuri a pazienti inconsapevoli all’interno dei più importanti ospedali italiani, di questo nessuno ha sentito il dovere di dire nulla”. Ranucci ha rivelato anche che, dopo l’inchiesta sulla Coca Cola, la multinazionale ha deciso di interrompere a maggio i pagamenti per la pubblicità sulla tv pubblica. “Solo una grande azienda può consentire di realizzare queste inchieste. Ringrazio il dg e il direttore di rete che mi hanno fatto sentire sempre libero”.
M5s: “Verifiche se esiste un sistema Renzi. Pd si esercita in una batteria di scuola berlusconiana”
I 5 stelle hanno deciso di organizzare una conferenza stampa al Senato dopo le polemiche del Pd sul caso. Il vicepresidente della Camera M5s Luigi Di Maio ha attaccato quello che secondo lui è il sistema “Renzopoli”: “Chiediamo”, ha detto annunciando la presentazione di un esposto sul tema, “di verificare se sussistono reati come traffico di influenze, turbativa d’asta, induzione alla corruzione nel caso del salvataggio de l’Unità. Chiediamo anche che l’Anac verifichi se esista un sistema Renzi dal punto di vista giudiziario”. I colleghi della Vigilanza Rai hanno invece polemizzato con gli attacchi a oltranza del Pd: “I dem si esercitano in una formidabile batteria di scuola berlusconiana per difendere il direttore Orfeo, confermato da Renzi alla guida del Tg1 in chiave smaccatamente filo-governativa. Dall’altro lato però intimidisce la trasmissione Report come dimostrano le parole del tesoriere Pd Bonifazi. Il doppiopesismo del Pd si esercita in una ipocrisia vomitevole. La libertà di stampa vale solamente per i loro amici, ma non per i giornalisti d’inchiesta che approfondiscono temi importanti e delicati come quello del salvataggio dell’Unità”. Il riferimento è al video, diffuso nelle scorse ore, in cui si vedono due componenti dello staff del Movimento 5 stelle al Senato, fermare il direttore del Tg1 per chiedergli spiegazioni per la presunta censura al discorso della Raggi all’anniversario dei trattati europei e per aver relegato, secondo loro, l’inchiesta Consip come notizia di secondo piano.
Sul tema è anche stato pubblicato un post sul blog di Beppe Grillo: “Ci risiamo”, si legge, “dopo l’inchiesta Consip, tuttora in corso e con Tiziano Renzi e il ministro Luca Lotti tuttora indagati, spunta un nuovo capitolo del sistema ‘Renzopoli'”. Secondo i grillini, la trasmissione di Rai3 ha rivelato il vero volto del Paese: “Ancora una volta è una storia di imprenditori che avrebbero vinto appalti grazie ai rapporti ravvicinati con la politica e che svela come funziona il sistema di potere renziano, dove se sei amico dell’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd ti guadagni un posto in paradiso, mentre il Paese reale lentamente muore”. E chiudono: “Noi siamo stufi di questo sistema e di una Renzopoli dove l’ex presidente del Consiglio continua a piazzare i suoi uomini nei posti nevralgici delle istituzioni. Renzi e il Pd hanno risposto all’inchiesta di Report con la minaccia di querele, noi invece chiediamo che venga a galla la verità”.
Sindacati Fnsi e Usigrai: “Scatta la voglia di bavaglio”
Dopo una giornata di attacchi del Partito democratico e dopo che lo stesso dem Anzaldi ha sollecitato il parere dell’ordine dei giornalisti, a esporsi sono stati i sindacati dei cronisti Fnsi e Usigrai: “Vecchi vizi che non tramontano mai”, hanno scritto in una nota congiunta. “Si chiede alla Rai di fare inchieste. Poi, quando danno fastidio a qualcuno, scatta la voglia di bavaglio. Siamo con la redazione di Report e con la libertà dei giornalisti di fare informazione nel rispetto delle regole e della verità”. Il tema, spiegano Federazione Nazionale della Stampa e sindacato dei giornalisti Rai, “non è ridurre le tutele legali, che in Rai sono già tra le più labili d’Italia. Il tema è esattamente opposto, ossia aumentare le tutele legali e contrattuali. Di tutti. Anche dei lavoratori precari e atipici, per i quali i vertici aziendali dovrebbero battere un colpo e non girare la testa dall’altra parte”. Tutele e diritti, ribadiscono, “sono essenziali per garantire la massima libertà a chi fa informazione. Su questo Fnsi e Usigrai non hanno cambiato idea: si tratta di una posizione espressa negli anni scorsi dai vertici del sindacato dei giornalisti, quando già si provò a ridurre le tutele per Report”.
Sinistra italiana: “Troppo spesso la politica è allergica al giornalismo d’inchiesta”
Si è schierato in difesa di Report, anche il segretario di Sinistra Italiana e membro della commissione di Vigilanza Nicola Fratoianni: “C’è”, ha detto, “un’insofferenza della politica da parte del solleticato di turno”. Intervistato dall’agenzia Adnkronos, ha ribadito: “Ognuno ha diritto di tutelare la propria immagine, ma troppo spesso la politica è allergica al giornalismo d’inchiesta. Vedremo quello che accadrà in Vigilanza ma il punto è che c’è un elemento di insofferenza della politica, da parte del ‘solleticato’ di turno, verso trasmissioni come Report che fanno giornalismo d’inchiesta. Per quanto riguarda Sinistra Italiana noi continueremo a difendere e tutelare il diritto di cronaca e d’inchiesta come già abbiamo fatto in altre occasione sia con la stessa Report che con altre trasmissioni come Presa Diretta”.