Meno ipocrisia e più realismo, signori. Perché Morgan non è una anima candida, così come non lo è la De Filippi. È business, e lo stesso cantante brianzolo, non più tardi di pochi giorni fa, raccontava alla stampa che aveva accettato il ruolo di coach per denaro, per pagare i debiti
Dalla fine ingloriosa del rapporto tra Morgan e Amici di Maria De Filippi escono male tutte le parti in causa. Ne esce male, malissimo, il cantante, che ha sprecato l’ennesima occasione per dimostrarsi affidabile. Ne esce male la De Filippi, al primo vero passo falso dopo anni di dominio incontrastato. Ne esce male il format, che già quest’anno deve fare i conti con una certa stanchezza, un cast non eccelso, concorrenti con poco talento e giudici (Ambra a parte) con scarsa personalità.
Ma Amici è innanzitutto un programma televisivo. E trattasi dello stesso ragionamento che si fa ormai da un paio d’anni su X Factor: lo show ha fagocitato il talent. E forse era inevitabile che fosse così, perché la televisione, soprattutto l’intrattenimento leggero, è business, è mercato, è denaro (che non è sterco del demonio, santo cielo). Ecco l’errore principale di Morgan: non aver saputo contestualizzare e contestualizzarsi. È grave che musicisti in erba di 20 anni non conoscano Sergio Endrigo? Sì, lo è. Assai. Ma Amici è Amici, con quel bacino di pubblico, quel contesto anche culturale. Non è il Club Tenco. Per fortuna o purtroppo lo decida ognuno secondo i propri gusti. Ma è un varietà del sabato sera che deve fare cassa, non cultura. Giusto o sbagliato, chissà. Ma tant’è. E se accetti di partecipare a un programma del genere, lo devi fare tentando di coniugare le tue inclinazioni personali (pregevoli, per carità) con le esigenze dello show business che, ripetiamolo ancora una volta, non è una parolaccia né un mostro spaventoso.
Lo scorso anno, nel ruolo di giudice a latere, Morgan era molto più a fuoco, perché poteva fare il battitore libero, perché non aveva obblighi di produzione, perché poteva fare Morgan e lo faceva come sa, nel bene e nel male. Ma il coach di una squadra è un’altra cosa. Devi dedicarti ai ragazzi, soprattutto quando, come quest’anno, non sono certo questi grandi talenti che resteranno nella storia della musica. Educare a gusti musicali alti e diversi è cosa buona e giusta, ma bisogna saperlo fare, senza dimenticare dove ti trovi e cosa sei chiamato a fare.
E qui scatta anche l’errore di Maria De Filippi, che non doveva scegliere Morgan come coach. Errore grave, beninteso, perché una come lei, che conosce tv e pubblico a menadito, non può permettersi scivoloni del genere. Il problema, paradossalmente, forse è stata proprio la stagione trionfale che sta per concludersi: con C’è posta per te ha vinto ogni sabato che Dio ha mandato in terra; a Sanremo, insieme a Conti, ha fatto il botto; persino il non certo edificante Uomini e Donne ha piazzato un record dietro l’altro. Dopo una stagione così, insomma, forse si è lasciata prendere la mano, forse ha creduto di poter stravincere comunque sulla concorrenza. E le difficoltà del serale di Amici servano anche a lei da monito, perché il pubblico televisivo è libero e cambia idea (e canale) con estrema facilità.
È tv, dicevamo, e Morgan non può contestare i meccanismi televisivi (come ha fatto nel post piccato di martedì sera) se sceglie di fare tv e di farla nel tempio nel nazionalpopolare. Non è un giudizio di merito, beninteso, ma di metodo. Amici è una macchina da guerra, con tutti gli ingranaggi che si muovono all’unisono. Se un ingranaggio si inceppa, si blocca tutto. E ci sono soldi in ballo, sponsor, spazi pubblicitari e poi sì, anche ragazzi che si stanno giocando una bella occasione di carriera musicale (magari corta e senza gloria, ma è pur sempre qualcosa). Anche, sissignore, perché è uno show televisivo, non una Onlus che forma musicisti e cantanti in erba pro bono.
Meno ipocrisia e più realismo, signori. Perché Morgan non è una anima candida, così come non lo è la De Filippi. È business, e lo stesso cantante brianzolo, non più tardi di pochi giorni fa, raccontava alla stampa che aveva accettato il ruolo di coach per denaro, per pagare i debiti perché, parole sue, “ormai non ho nessuna credibilità”. Spiace, ovviamente, perché Morgan ha sperperato un enorme potenziale per scelte di vita che nessuno deve sognarsi di contestare (perché scelte libere di un individuo che fa male, al massimo, solo a se stesso), ma questa è la situazione. Purtroppo è ingestibile, e questo è un fatto. E forse Maria De Filippi avrebbe potuto chiedere consigli ai poveri malcapitati che negli ultimi anni di X Factor hanno visto i sorci verdi tentando di stargli dietro.
Ultima angolatura da cui analizzare vicenda è la sfida degli ascolti del sabato sera con Ballando con le Stelle. La vittoria di RaiUno sabato scorso ha destabilizzato l’avversario? Sì, senza dubbio alcuno. Chi è abituato a vincere, non ama perdere. Soprattutto contro l’acerrima avversaria di sempre. Ma la cacciata di Morgan non va vista come la pezza messa lì per risollevare gli ascolti. Certo, se l’Auditel avesse dato maggiore soddisfazione alla De Filippi, forse avrebbero sopportato la situazione tesa e sarebbe andati avanti fino alla fine. Ma non è con la sostituzione di Morgan che si risale la china dello share. C’è altro da modificare in corsa per recuperare il terreno perduto e negli studi della Tiburtina lo sanno bene.