Non c’è Golf senza rituale. Ovvero quello che accompagna la regina del mercato europeo nel procedere degli anni (a proposito sono una quarantina, con 33 milioni di Golf vendute, una ogni 40 secondi nel mondo), che prevede l’arrivo delle versioni speciali accanto a quelle, per così dire, d’ordinanza. Succede così che qualche mese dopo il rinnovamento della capostipite, tocchi a cascata anche alle sue “appendici”. Che nella fattispecie tanto secondarie non sono, quantomeno perché rappresentano già ora un ponte sul futuro.
Parliamo della e-Golf e della Golf GTE. Rispettivamente varianti elettrica e ibrida plug-in, nate anch’esse sulla piattaforma modulare MQB, della best seller tedesca. Oggi più che mai versatile nell’offerta, visto che anche grazie a questi due modelli (che partono entrambi da un prezzo di listino di 39.250 euro) vanta una gamma composta da 5 tipi diversi di alimentazione.
Rinnovamento fa rima con miglioramento. Come quello della Golf a elettroni, che in pratica raddoppia la sua autonomia passando a 300 chilometri. In realtà considerando piede pesante e altre variabili meglio attestarsi sui 200, che sono comunque più che sufficienti per un normale commuting urbano. La batteria è stata potenziata e ora ha la capacità di 35,8 kWh, con diversi tempi di ricarica: dalla presa casalinga da 230 V ci vogliono poco più di 13 ore, mentre da una stazione di carica a 7,2 kW circa 4 ore e un quarto per l’80% del “pieno”. Con il sistema CCS (Combined Charging System) a 40 kW bastano solo 45 minuti per avere sempre l’80%.
Il tutto considerando che a beneficiare del restyling sono state soprattutto le prestazioni: il motore sviluppa ora una potenza complessiva equivalente a 136 cavalli, 21 in più rispetto alla versione precedente, e spinge la e-Golf fino a una velocità di punta di 150 chilometri orari.
Non rinunciando solito stile della compatta tedesca: pulito, sicuro, divertente. I 290 Newtonmetri di coppia sono subito disponibili (e ci mancherebbe altro visto che di un motore elettrico si tratta), garantendo divertimento e reattività nel più assoluto silenzio. Fatto che se da un lato gratifica il comfort di bordo, dall’altro non permette ai pedoni di avvertire la presenza dell’auto. Ma schiere di ingegneri ci stanno lavorando, basta solo aspettare.
Nessuna attesa, invece, per l’altra Golf eco-friendly, la GTE: ibrida plug-in che combina i 150 cavalli di un motore benzina TSI ad un’unità elettrica, per una potenza complessiva di 204 Cv. Il che già dovrebbe far riflettere sulla vocazione dinamica di questa vettura (nonostante peso e ingombri maggiori rispetto alla e-Golf) che, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, smentisce il luogo comune che vorrebbe le auto con doppia motorizzazione un pò fiacche e poco reattive.
La Golf GTE ha cinque possibili modalità di marcia, tra cui quella elettrica pura utilizzabile per un massimo di 50 chilometri. Ma la novità sta nella loro gestione, frutto della cosiddetta “strategia ibrida predittiva”: in modalità Hybrid la vettura utilizza il navigatore per analizzare i dati relativi al percorso e gestire la trazione in funzione dei tratti stradali che si affrontano (salite, discese, tratti autotradali, traffico cittadino, etc.), di conseguenza ottimizzando il funzionamento del motore. Tutto automatico, se si vuole, ma tutto controllabile sul cruscotto attraverso il virtual cockpit. E’ la tecnologia, baby.