Anzitutto mi presento: mi chiamo Antonio Andrea Pinna. Il doppio nome fa un po’ aristocratico, me ne rendo conto, ma vi assicuro che nelle mie vene di sangue blu non ne scorre una goccia neanche caduta per sbaglio. Per logica potrei dirvi di chiamarmi Antonio, essendo il mio primo nome, ma anche in fase di nascita ci sono stati dei disguidi (che si sono poi dilungati per tutta la mia esistenza su svariati campi e con differenti conseguenze). Sì, perché mia madre (che io chiamo Panina) ha pensato bene di darmi lo stesso nome di nonno nonostante anch’egli venisse chiamato Andrea e mai Antonio. Potreste chiamarmi Andrea ma la cosa mi metterebbe un po’ di ansia perché tutti, a parte la mia famiglia, mi chiamano PINNA.
Quindi a meno che non abbiate intenzione di farmi regali a Natale, a Pasqua e per il compleanno, vi consiglio di chiamarmi Pinna. Nasco a Cagliari nel luglio del 1986, mi trasferisco a Milano circa tre anni fa ed è da 6 anni che vivo scrivendo stronzate sul web. Non riesco ancora a chiamarlo lavoro, però inspiegabilmente ci campo e questo credo sia il Quarto Mistero di Fatima. Da qualche tempo ho avuto la fortuna di fare qualcosa in tivù: due anni fa ho vinto la quarta edizione di Pechino Express (Quinto mistero di Fatima) e mi sto cimentando in quella meravigliosa nicchia televisiva riguardante i viaggi e il viaggiare.
Voi direte: e a noi che cosa ce ne frega? UN CAZZO VE NE FREGA! Lo so, però non potevo cominciare una rubrica settimanale in questo sito senza darvi gli strumenti base per capire l’idiozia travolgente che mi muove da circa 31 anni e che sarà poi il perno su cui arrederò questo piccolo spazio gentilmente concessomi.
I temi trattati saranno svariati e culturalmente profondissimi: spazieranno dall’odore di ascelle in metropolitana, alla petizione per vietare le calze color carne, da chi ricopre cariche importanti e non sa scrivere “CE N’è”, a chi sui social sembra Dio e dal vivo mio prozio. Insomma, tutta una serie di problematiche che riguardano il quotidiano, l’attualità e anche ciò di cui nessuno parla perché se ne vergogna. Io non conosco la vergogna. O meglio, la conosco riguardante solamente me stesso, ma non ho nessun imbarazzo a scrivere 20 righe riguardanti il mio vicino di posto in treno colpito da un sonoro meteorismo, il mio ex con il mini pene o il mio reflusso gastroesofageo che ogni tanto mi fa ruttare in pubblico senza che io possa frenare la cosa in alcun modo.
Ora che avete capito di che pasta son fatto e che non son fatto di paste, posso dirvi che l’appuntamento con me sarà ogni giovedì, qui, su IlFattoQuotidiano. Non vi ruberò tanto tempo, giusto quello utile a strapparvi un sorriso. Vorrei farvi vedere il mondo un po’ come lo vedo io: ‘na mezza merda ma a questo punto prendiamola a ridere!